XXVIII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

10lebbrosiGrazie! Una parola magica. Quante volte al giorno diciamo questa parola e quante volte lo sentiamo dire dagli altri! Certe volte qualcuno lo dice tanto per dire, superficialmente, ma altre volte nasce proprio dal cuore e ha un sapore tutto particolare. Alle volte non bisogna neanche dirlo con le labbra e basta un cenno, un sorriso per intendersi.

Nel nostro vivere quotidiano ci sono dei momenti in cui il rendimento di grazie diventa importante. Appena ci svegliamo il pensiero va al Signore e lo ringraziamo per averci donato un nuovo giorno. Ci sono dei momenti in cui lo ringraziamo per tutti i doni che ci dà. Alle volte lo ringraziamo per le persone che ci ha messo accanto. Ma ci sono purtroppo delle occasioni in cui prendiamo le cose troppo per scontate e non ringraziamo abbastanza: capita nel rapporto con Dio, ma anche nel rapporto con il nostro prossimo. Ogni tanto bisogna ricordarsi che la preghiera più bella è quella del ringraziamento e di lode e solo dopo arriva quella della supplica.

Il Vangelo ci presenta una situazione particolarmente significativa: sono dieci i lebbrosi che vengono guariti, ma solo uno ritorna per ringraziare Gesù. La parola di Dio sottolinea che quest’uomo era un samaritano. Gli altri, quindi, erano israeliti e si aspettava un certo comportamento da loro. Eppure si rivelano non all’altezza del loro essere israeliti.

Ciò che conta, allora, non è essere parte di una certa categoria di persone, ma di aver fede. Domenica scorsa la Parola di Dio ci invitava ad avere la fede quanto un granello di senape e oggi ci dice che la fede è alla base della nostra salvezza. Infatti al lebbroso, guarito e ritornato, Gesù dice: “La tua fede ti ha salvato”. Non solo acquista la guarigione esteriore, ma anche la guarigione dell’anima che in fondo è la cosa più importante.

Come ci comportiamo noi nel nostro cammino di vita interiore? Prima di tutto bisogna capire se siamo persone grate, capaci di ringraziare Dio e il prossimo per tutto quello che si ha nella vita o siamo talmente superficiali che prendiamo tutto per scontato e abbiamo un cuore ingrato. Se siamo cristiani ci si aspetta un modo di agire da ciascuno di noi. Non perché qualcuno ci obbliga, ma perché l’abbiamo scelto noi. Il punto di partenza di ogni giorno sia il nostro ringraziamento al Signore e la nostra fede in lui. Non basta essere guariti esteriormente che è già una cosa meravigliosa, ma essere guariti interiormente è davvero molto più importante.

Anche il lebbroso quando torna lo fa lodando il Signore e poi si prostra davanti a Gesù per ringraziarlo. Sono degli atteggiamenti di qualsiasi discepolo del Signore. Continuiamo la preghiera dei discepoli: Signore, aumenta la nostra fede, ma diciamogli pure grazie perché con la sua presenza ci sostiene e guarisce le nostre infermità interiori.

Chiediamo che lo Spirito del Signore ci aiuti a comprendere sempre meglio la Sua parola e ci aiuti ad essere sempre grati per i meravigliosi doni che ci elargisce nella sua bontà e misericordia.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

XV° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Il buon samaritano (1838), di Pelegrin Clavé Y RoqueBella domanda: Chi è il mio prossimo, stupenda risposta: Va e anche tu fa così e in mezzo un racconto straordinario come solo il cuore di Dio poteva raccontare. Questo è il dono della Parola di Dio oggi per ciascuno di noi.

La parabola del buon samaritano è uno dei racconti più belli che abbiamo nel Vangelo di Luca attraverso la quale l’evangelista ci testimonia la grande misericordia di Dio per gli uomini. Il racconto è molto semplice e ci fa tenerezza questo uomo caduto nelle mani dei briganti. Ma nella sua semplicità la parabola ci dice che non sempre le cose vanno secondo i nostri pensieri.

Quando vediamo avvicinarsi a quell’uomo il sacerdote ci viene spontaneo pensare: “meno male, adesso lo aiuta”, ma non succede. Lo stesso sentimento lo proviamo anche quando arriva il levita, ma ancora una volta prevalgono altre considerazioni. Quando arriva il samaritano uno potrebbe pensare: “ma figurati, questo è un nemico dichiarato degli israeliti, nessuna pietà quindi”, e ci prende lo sgomento pensando a quel pover’uomo che non può aspettare altro che la sua morte a questo punto. Coloro che avrebbero dovuto aiutarlo non l’hanno fatto e perché dovrebbe farlo colui che è suo nemico?

Così vanno i nostri pensieri, ma evidentemente non è il pensiero di Dio e meno male. La bellezza della parabola sta proprio in questa imprevedibilità della compassione di Dio. Sa guidare il cuore degli uomini in una maniera stupenda, basta che ci lasciamo guidare da Lui. Il samaritano è diventato uno strumento della misericordia di Dio per quell’uomo aggredito dai briganti. Non solo lo soccorre, lo porta in albergo, paga l’albergatore e gli dà anche due denari che sono l’equivalente della paga di due giorni. C’è anche la promessa che sarebbe ritornato per pagare eventuali ulteriori spese. Più di così non poteva fare.

Ecco la misericordia e la tenerezza di Dio. Non perché meritiamo, ma perché Lui ci vuole bene e nel suo amore per noi si spinge fino al Calvario per donarci la vita. Il buon Samaritano è Gesù stesso che è pronto a dare la Sua vita non solo per alcuni, ma per tutti quelli lo vogliono prendere come esempio. Infatti la raccomandazione per il dottore della legge è “Va e anche tu fa così“.

Nel mondo in cui viviamo oggi questa parabola ha un significato importante. Non basta avere un’idea di Dio nella nostra vita, bisogna che questa si traduca nei gesti concreti della vita quotidiana. Non basta sapere le norme e osservarle perfettamente per essere salvati; saremmo come il sacerdote e il levita della parabola. Anche loro sapevano bene tutte le leggi, ma di fronte a quell’uomo mezzo morto la conoscenza della legge è servito a poco. Il samaritano diventa esempio di vita perché è prevalso in lui il sentimento giusto nel momento giusto e la sua conoscenza della legge non gli ha impedito di essere compassionevole. La nostra fede ci deve aiutare ad essere sempre di più testimoni dell’amore e della tenerezza di Dio per gli uomini: altrimenti a che cosa servirebbe!

Prendiamo a cuore le parole di Gesù e ci impegniamo a fare come lui ha fatto. Non giriamo attorno domandandoci chi è il nostro prossimo, ma facciamoci prossimo di coloro che si trovano nel bisogno. Il mondo ha bisogno di persone del genere. Chiediamo che il Padre ci aiuti ad essere misericordiosi come Lui.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu