Domenica – Messa di Pasqua
Trasmessa in streaming dalla nostra chiesa di Donoratico alle ore 9:30.
LINK —> https://youtu.be/L0Ife5Emjak
Le celebrazione di Papa Francesco ore 11:00 su RAIUNO.
Domenica – Messa di Pasqua
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L’Evangelista Giovanni chiama i miracoli segni e ci invita a riflettere sul profondo significato di questi segni e colui che ne è l’autore. Inevitabilmente la nostra attenzione e riflessione devono cadere sulla persona di Gesù Cristo che deve diventare il punto di riferimento per il nostro cammino. La risurrezione di Lazzaro è l’ultimo di questi segni che Gesù compie prima di affrontare la sua passione e crocifissione.
Forse non bisognerebbe parlare della risurrezione di Lazzaro ma di rianimazione dato che dovrà morire di nuovo. Chi risorge invece vive per sempre e chissà se quel ritornare alla vita sia stato un bene per Lazzaro che è dovuto morire due volte. Evidentemente l’attenzione non è sul fatto della risurrezione di Lazzaro, ma su colui che è risurrezione e vita. Lazzaro casomai diventa appunto un segno che indirizza la nostra attenzione su colui che ci può dare la vita eterna. Il segno comunque è molto bello perché ci fa capire ancora una volta la tenerezza di Dio per gli uomini e la pazienza e delicatezza con cui Dio entra nella storia di ciascuno di noi.
Gesù aspetta prima di andare da Lazzaro e le sue sorelle e dice ai suoi discepoli che l’incontro con Lazzaro sarà per la gloria di Dio. Prende un rimprovero da Marta, ripetuto poi da Maria: Signore se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto. Quante volte anche nel nostro vivere quotidiano questo grido: fossi stato qui. Perché aspetti Signore, perché non intervieni, perché non dai la soluzione subito? Domande che cercano di dettare i tempi a Dio e che non vogliono tener conto del tempo di Dio. Un grido molto familiare perché fa parte di ciascuno di noi. Un grido che in qualche modo denuncia la nostra incapacità di aver fiducia in Dio.
Ecco allora la domanda di Dio per noi: CREDI? Mette a nudo tutta la nostra fragilità, tutta la fatica nel cammino quotidiano, tutte le soluzioni umane che cerchiamo mettendo da parte Dio. Continua a domandarci se gli crediamo seriamente oppure il nostro avvicinarsi a Dio è solo per un tornaconto. In che cosa o meglio in chi bisogna credere? Bisogna credere in colui che è la Vita.
Marta crede di saperne abbastanza quando dice che il suo fratello risorgerà nell’ultimo giorno. Ma Gesù vuole aprire il suo cuore e farle capire che colui che crede in Lui è già risorto, vive la vita nuova in Dio e non morirà più. Siamo chiamati a questa vita, una vita che è partecipazione alla Vita. Passo dopo passo fa arrivare Marta alla grande professione di fede in Lui.
Ma questa bella notizia deve essere portata agli altri. Quel “il maestro ti chiama” che Marta rivolge alla sorella è la missione di tutti noi. Anche noi siamo chiamati a portare verso Gesù quelli attorno a noi. La gioia dell’incontro col Signore non è da tenere per sé, ma da condividere con gli altri.
Dovremo tener presente un’altra cosa. Sia Marta che Maria incontrano Gesù fuori dalla loro casa. Le sorelle stavano piangendo il loro fratello morto, ma bisogna uscire dalla casa del lutto per incontrarsi con il Signore. Che casa abbiamo noi o meglio, che casa siamo? Siamo una casa di lutto e continuiamo a piangere oppure abbiamo la forza di abbandonare questa casa di lutto ed andare incontro al Signore? Il nostro cuore è una casa di lutto? Dovunque siamo facciamo diventare quell’ambiente una casa di lutto oppure traspare dai nostri atteggiamenti la gioia dell’incontro con Dio che ha cambiato la nostra vita?
Dio, con la sua misericordia, ci fa risorgere dai nostri peccati. Non siamo chiamati a rimanere nelle tombe, ma a venirne fuori. Siamo forse anche noi bendati da tante debolezze e peccati della nostra vita. Niente paura, la bontà di Dio supera tutte le nostre mancanze. Usciamo dalle nostre case di lutto e andiamo incontro al Signore. Chiediamo che il Signore ci illumini sempre con la luce del Suo Spirito.
Buona domenica a tutti!
P. Sabu
Siamo ormai agli sgoccioli! La vita terrena di Gesù sta volgendo al termine e l’ora della salvezza è sempre più vicina. Il cammino iniziato alla grotta di Betlemme arriva a Gerusalemme, città su cui piange Gesù perché non ha saputo accogliere il messaggio salvifico e si è allontanata da Dio. Dalle periferie Gesù arriva al centro del potere e dell’autorità. Satana aveva lasciato Gesù per tornare al tempo opportuno e sembra che ora si ripresenti nella forma dei suoi avversari, gli scribi, i farisei, i capi del popolo e sommi sacerdoti per metterlo alla prova. Il capitolo 20 di Luca è pieno di questi incontri – scontri.
Tra questi scontri abbiamo anche quello presente nel brano del Vangelo di oggi: i sadducei che interrogano Gesù sulla risurrezione. I sadducei erano un gruppo di latifondisti e commercianti dunque molto ricchi e non credevano nella risurrezione e prendevano per buono solo i primi cinque libri e nella loro osservanza della legge pensavano solo a ciò che aveva detto Mosè. Ecco anche il loro modo di presentarsi: Mosè ci aveva prescritto. Questo gruppo cesserà di esistere con la distruzione del tempio nel 70 d.C.
Ridicolizzano in qualche modo la fede nella risurrezione dai morti perché credevano solo nella teologia della retribuzione: Dio premia con la ricchezza e i beni materiali coloro che osservano la Sua legge e punisce con la povertà e le sofferenze coloro che non la osservano. Tutto finisce qui sulla terra e l’esempio fittizio della donna che portano davanti a Gesù voleva dimostrare l’assurdità della risurrezione.
Non avevano, ovviamente fatto i conti con il Maestro che è Signore dei vivi. Nella sua risposta ai sadducei Gesù rivela prima di tutto la loro ipocrisia. L’errore è pensare alla vita dopo la risurrezione come continuità della vita di questa terra. Ecco la “preoccupazione” nel pensare di chi sarà la moglie, colei che ha avuto sette mariti. Gesù li invita a pensare alla vita eterna come una vita nuova, non una continuità della vita terrena. E in questa nuova vita la situazione terrena non conterà più e per vivere non ci sarà bisogno della fisicità e la situazione dei risorti sarà una situazione degli angeli.
Noi crediamo nella risurrezione e sappiamo anche la fatica nel crederci, ma è il fondamento di tutto il nostro cammino cristiano e san Paolo ci ricorda che se non crediamo che il Signore Gesù è risorto dai morti, la nostra fede è vana. E l’affermazione di Gesù ci viene incontro e continua a ripeterci che il nostro Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi. Siccome Dio è vita, ci fa partecipare nella sua vita e ci vivifica.
Non solo, Gesù afferma che tutti noi viviamo per Lui, cioè per Dio. In quest’ottica possiamo dire che pregustiamo già la vita eterna perché noi abbiamo Dio presente in noi già su questa terra. I sacramenti che celebriamo e soprattutto l’Eucarestia, ci fa partecipi della vita divina del Cristo. Quindi rinnoviamo il nostro impegno cristiano nella vita e chiediamo che il Dio dei vivi ci renda capaci di testimoniare la bellezza della vita in Lui e che possiamo proseguire il cammino terreno della vita con gioia ed entusiasmo.
Buona domenica a tutti!
P. Sabu
La parola di Dio oggi ci presenta dei brani che fanno riflettere sull’autorità di Dio sulla morte. Il racconto del brano del Vangelo di Luca sulla risurrezione del figlio della vedova di Nain, è descritto come un segno della venuta dei tempi messianici.
La rianimazione del corpo del giovane però, non è un miracolo definitivo ma momentaneo, perché solo la risurrezione di Gesù è la vittoria piena e la liberazione totale dalla morte e da ogni sorta di male. E’ nella risurrezione di Gesù che ognuno di noi vede la propria vera e definitiva esistenza. Nessun uomo può operare la propria salvezza eterna e ci vuole un passaggio che solo Dio può operare nella Sua misericordia. Il passaggio per noi è il passaggio della risurrezione di Gesù, la Sua Pasqua che diventa per noi speranza di una vita che non finisce mai.
Ma da dove parte tutto questo? E’ bello notare come tutto l’evento parta dalla grande compassione di Gesù per l’uomo. Di fronte al dolore di una madre non si dimostra indifferente, non fa prediche, non spreca parole, non si affida ad espressioni consolatorie umane spesso vuote. La sua commozione è genuina, è come un abbraccio dolce che avvolge la persona che soffre e si mette dalla parte di chi è nel dolore e riesce a consolare la persona come nessun altro avrebbe potuto fare.
Credo che ciò che è importante in tutto il racconto non sia la grandezza del miracolo, ma proprio la tenerezza di Dio per l’uomo. Il miracolo è solamente un segno e tutti sappiamo che ognuno di noi porta dentro di sé la certezza di dover lasciare questa vita terrena, ognuno nel momento e nei modi che vorrà il Signore. Non ci spaventa questa realtà, ma la nostra fede ci dice che è una trasformazione che avverrà per ciascuno di noi. Ecco perché diventa importante imparare la compassione di Gesù. Per vivere in eterno abbiamo bisogno della compassione di Dio e per vivere meglio la vita terrena nostra abbiamo bisogno della compassione vicendevole.
Gesù si fa prossimo a chi soffre e dall’esempio del maestro deve imparare anche il discepolo. La nostra presenza accanto alle persone che soffrono deve diventare il segno della misericordia e della tenerezza di Dio. Una presenza che può compiere miracoli. Morte e sofferenza sono all’ordine del giorno anche attorno a noi e solo una conversione del nostro cuore verso gli uomini e solo la capacità di essere compassionevoli ci darà una mano in questo cammino.
Se poi ci pensiamo bene la morte interiore è ancora peggio della morte fisica. E forse il segno della misericordia di Dio che deve continuare attraverso di noi è proprio quello di essere prossimo per chi è in queste situazioni. Dio continua ad operare miracoli e ci sceglie come strumenti per farli. Mettiamoci nelle mani di Dio e diamogli la possibilità di continuare a compierli anche nei nostri giorni. Un’attenzione particolare la dovremo avere soprattutto verso le persone che vivono momenti di morte interiore e cercare di essere sempre più la compassione di Dio per loro oggi.
Chiediamo che il Signore della vita ci renda capaci di questi piccoli grandi gesti della vita quotidiana perché possiamo essere persone della compassione e della misericordia di Dio nel mondo di oggi. Che lo Spirito del Padre ci accompagni con la sua luce.
Buona domenica a tutti!
P. Sabu