Sentinelle della pace – I care Aleppo

Mercoledì 9 novembre alle ore 19:00 nel Salone Parrocchiale della Parrocchia San Bernardo di Donoratico, Marcella Marconcini ci racconterà la sua esperienza collegata alla guerra in Siria, in un incontro dal titolo “Sentinelle della Pace” (Is. 62,6).

aleppo

XXX° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

fariseo_e_pubblicano_oroCi aveva parlato, Gesù, della necessità di pregare: quando pregare? Sempre, ci diceva con la parabola della vedova insistente e il giudice disonesto. Oggi ci dice come deve essere la nostra preghiera e porta come esempio due atteggiamenti: quello del fariseo e del pubblicano.

Tutti e due si presentano nel tempio, luogo privilegiato della presenza di Dio dove si entra per creare un rapporto personale con Dio e per rivedere certi nostri atteggiamenti interiori. Anche se il luogo è lo stesso, i due non pregano allo stesso modo. Già le posizioni che assumono nella loro preghiera sono significative: uno sta in piedi, sicuro di sé e si rivolge a Dio come uno che non aveva nulla temere. L’altro non alza neanche lo sguardo al cielo e si batte il petto in segno di richiesta di aiuto. E Dio che vede il cuore esalta l’umiltà del secondo e dice che tornò a casa giustificato a differenza dell’altro.

Che cosa c’era di negativo nei comportamenti del fariseo? In fondo faceva le cose giuste e anzi, faceva molto di più del richiesto. Quindi Gesù non condanna le buone opere che ha compiuto, ma quel senso di autosufficienza che mette fuori dalla propria vita Dio stesso. Nella sua preghiera, il fariseo, non rende gloria a Dio per i doni che gli ha dato ma perché egli, con le sue forze è riuscito a fare una serie di opere e  disprezza il pubblicano. “Solo io sono giusto e tutti gli altri sono peccatori”: questo è l’atteggiamento di base della preghiera del fariseo.

Quel “tornò a casa giustificato” non è l’approvazione di quello che aveva fatto nella sua vita il pubblicano. Veniva considerato come un peccatore pubblico ed era un nemico dichiarato del popolo perché estorceva le tasse per l’impero romano. Gesù approva invece, il modo di mettersi davanti a Dio del pubblicano che riconosce il proprio peccato e non si degna neanche di alzare gli occhi al cielo e prega Dio battendosi il petto. Questo atteggiamento purifica il suo cuore e torna a casa giustificato da Dio.

Quali sono i nostri atteggiamenti nella preghiera? Riusciamo anche noi a stare davanti al Signore con un cuore contrito e batterci il petto perché vogliamo chiedere misericordia da Lui? San Benedetto, al vertice dei dodici gradini della scala dell’umiltà cita proprio questa parabola e indica il pubblicano come modello di preghiera per il monaco. Un padre del deserto dice che chi riconosce i propri peccati è più grande di chi risuscita i morti; e chi sa confessare i propri peccati al Signore e ai fratelli è più grande di chi fa miracoli nel servire gli altri.

Riconoscere il nostro peccato davanti a Dio è lasciarci accogliere e perdonare da Dio: solo Dio può guarire la nostra debolezza. Non bisogna guardare agli altri con un occhio cattivo per vedere le loro mancanze: Gesù ci dice di stare attenti alla trave nel nostro occhio prima di togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello.

Lasciamoci conquistare dalla misericordia e dall’amore di Dio che perdona le nostre mancanze e ci rende capaci di perdonare e amare gli altri. Chiediamo che ci doni la sua forza per essere umili e riconoscenti della sua grazia nel nostro cammino di fede. Che la luce dello Spirito ci accompagni ogni giorno della nostra vita.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

XXIX° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

mose-aronne-curPregare sempre, senza stancarsi mai: è l’esortazione che Gesù rivolge ai suoi discepoli oggi nella pagina del Vangelo. San Luca ha un amore particolare per questo tema della preghiera e ci presenta più di una volta Gesù che prega e che così diventa stimolo per i discepoli tanto da chiedergli di insegnar loro a pregare.

La parabola che Gesù dice è la parabola del giudice disonesto e della vedova. Per un giudice essere denominato disonesto non è il massimo eppure è così che viene chiamato dal Vangelo. La vedova supplica il giudice perché le facesse giustizia. La condizione delle vedove non era una delle migliori al tempo di Gesù e venivano messe un po’ ai margini della vita sociale. Ma la vedova diventa esempio di preghiera per tutti: non desiste e continua ad importunare il giudice finché questo cambia e fa giustizia per lei.

La prima lettura ci porta un esempio molto bello della preghiera: è un immagine che ci insegna la necessità di sostenersi a vicenda nel nostro cammino. Nel tener alzate le mani di Mosè, Aronne e Cur diventano esempi per noi perché il nostro dovere è anche quello di sostenere attraverso la nostra preghiera chi si trova nel bisogno. Infatti quando Gesù parla di pregare senza stancarsi mai, Luca usa un termine che ci dice di non lasciar cadere mai le braccia.

Com’è la nostra preghiera? E’ una preghiera che insiste davanti a Dio oppure che si stanca molto facilmente? Ci sembra alle volte di pregare tanto e non ricevere mai le risposte dal Signore. Abbiamo la pazienza di aspettare il tempo del Signore oppure siamo noi che cerchiamo di dettare i tempi al Signore? E che cosa chiediamo a Dio nelle nostre preghiere?

Dio non è una macchina a gettone: noi mettiamo il gettone della preghiera ed esce fuori il favore che Gli chiediamo. Se fosse così sarebbe molto facile, ma la preghiera è un cammino e come dice bene la tradizione cristiana bisogna pregare comparandolo al respiro. Il respiro è una cosa talmente naturale che non ce ne accorgiamo nemmeno, ma se si interrompe o c’è qualche ostacolo ce ne accorgiamo subito. Così deve essere la preghiera, non un cumulo di richieste di aiuto, ma un respiro che ci tiene in vita. Il filosofo francese Jacques Maritain scriveva: “Il credente perfetto prega così bene che ignora di pregare”. Bisogna cercare di capire come è la nostra preghiera e fare di tutto perché possiamo migliorarci.

Concludiamo con una stupenda confessione autobiografica di Gandhi: “Non sono un letterato né uno scienziato. Cerco soltanto di essere un uomo di preghiera. Senza la preghiera avrei perso la ragione. Se non ho perso la pace dell’anima, malgrado le prove, è perché questa pace mi viene dalla preghiera. Si può vivere alcuni giorni senza mangiare, ma non senza pregare. La preghiera è la chiave del mattino e il chiavistello della sera”.

Sarebbe davvero molto bello se usassimo questa chiave per aprire le nostre giornate e andare a dormire dopo aver chiuso la nostra anima con questo chiavistello. Che il Signore ci aiuti e lo Spirito del Padre ci accompagni.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

Leggere, meditare, contemplare – Lectio Divina del giovedì

Da giovedì prossimo 13 ottobre, inizieranno le “Lectio Divina” del giovedì.

P. Sabu, parroco di Donoratico, vi aspetta per LEGGERE, MEDITARE e CONTEMPLARE insieme la Parola di Dio.

L’appuntamento è nel salone parrocchiale di Donoratico alle ore 21:00 tutti i giovedì a partire dal 13/10/2016.

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Dopo il pellegrinaggio al Frassine

San Giuseppe Marello

"Perché fuggir la fatica, sapendo che è il nostro retaggio? O soffrire o morire, dicevano i santi; e noi diciamo almeno: o faticare o morire."

frassine2016_coverVorrei partire da questa citazione per ricordare il pellegrinaggio al Santuario del Frassine partito dalla Chiesa di Donoratico alle 23 del venerdi 19 Agosto e concluso con la celebrazione della S.Messa alle 7.30 di sabato 20 Agosto.

E’ un evento che come ogni anno vede la partecipazione di fedeli, persone sconosciute, colleghi di lavoro, amici che, indipendentemente dalla capacità fisica o preparazione atletica, condividono un percorso notturno affascinante alternando momenti di preghiera, di canto e di allegria.

La notte forse in apparenza non è un momento della giornata che rende felici o ci predispone alla felicità: è buia, tutto è scuro, non c’è il sole grande e bellissimo che illumina e rende chiare tutte le cose, ma, nonostante l’oscurità, la notte è calma, tranquilla, serena, distensiva, illuminata dalla luna e dal cielo stellato.

Ed è proprio questa sensazione di tranquillità, serenità e pace che ci spinge a percorrere le strade buie, per oltre 20 km. racchiuse dal bosco, tutti insieme persone conosciute e non, amici, famiglie, che condividono insieme la preghiera, i canti, le esperienze, i racconti di vita, le sensazioni, le emozioni che probabilmente, nella piena luce del giorno e per la vita frenetica che ci accomuna, molte volte non sembrano neppure esistere.

Allora è vero: perché fuggire la fatica, per noi pellegrini questo percorso non è fatica, è una grande gioia che apre il cuore alla notte, è il saper condividere un momento particolare della giornata, è pregare per una persona cara, per una situazione che sappiamo difficile, per una famiglia bisognosa, per un malato che cerca conforto, per una persona che non ha più affetti, per un lavoratore che cerca disperatamente un lavoro che non riesce a trovare, per chi ha commesso un errore nella sua vita, ed ognuno di noi ha la consapevolezza che questa condivisione è di tutti, è per tutti.

Sappiamo che il cammino della vita molte volte è difficile, è un cammino spesso in salita come le due salite che affrontiamo per salire a Castagneto, altre volte è in discesa come quella che parte dal Cimitero di Sassetta, ma è anche pianura come tutta quella che si distende dal Pian delle Vigne e fino al bivio per il Santuario e poi è ancora salita, l’ultima, quella della mattina, la più bella perché è l’alba: il sole radioso si affaccia dalle colline ed in qualche modo ci ringrazia per aver condotto la notte a riposare, ma non è rimasta sola, almeno stanotte non è rimasta sola, noi l’abbiamo accompagnata con le nostre preghiere, i nostri canti, le nostre risate ed anche i nostri silenzi, non con fatica ma ringraziando il Signore che ci ha aiutato in questa esperienza.

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato e condiviso questo bellissimo percorso, alle Sorelle del Santuario, a Padre Sabu e Padre Giuseppe, a Fiorangela che con grande generosità porta la colazione per tutti.

Al prossimo anno e tanto serenità per tutti.

XII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

croce_di_maniAlla vigilia di ogni evento importante della Sua vita vediamo Gesù in preghiera. E’ una caratteristica del Vangelo di Luca e ci insegna che anche noi dobbiamo sviluppare in noi un atteggiamento simile. Nel brano che abbiamo oggi, quale potrebbe essere l’evento così importante? E’ la domanda, Chi dite che io sia, che Gesù rivolge ai suoi discepoli ed evidentemente per Gesù ha un grande valore e passo dopo passo prepara i suoi a dare una risposta personale.

Voi, Chi dite che io sia? Una domanda che risuona anche nelle orecchie del nostro cuore ed esige una risposta precisa e personale. Le prime risposte che i discepoli danno a Gesù sono frutto di quello che hanno ascoltato dagli altri, magari si saranno sentiti pure orgogliosi di fronte alla fama del loro Maestro. In un primo momento potrebbero essere importanti le opinioni degli altri, ciò che ci hanno detto ed insegnato su Gesù. Vanno bene anche le esperienze vissute dagli altri e messe davanti a noi come esempi. Ma c’è un momento dove tutto ciò non conterà nulla e l’unica risposta possibile e che va bene per il Signore sarà quella personale che ognuno di noi è chiamato a dare col cuore. Sarà una risposta che coinvolge tutto il nostro essere e il nostro agire; una risposta che coinvolge tutta la nostra vita.

Non basta dare una risposta alla domanda del Maestro, bisogna fare qualcosa di più.  Ai suoi discepoli Gesù dice che per andare dietro a lui bisogna prendere la propria croce ogni giorno. Ma deve essere una scelta fatta dal discepolo, non imposta dal Maestro. Ecco perché il Signore dice: Se qualcuno vuole. Non costringe nessuno, ma fa una proposta. Quelli che vanno dietro a lui non sono persone rassegnate ma sono coloro che hanno fatto una scelta di vita.

D’altra parte è chiaro dalle nostre esperienze quotidiane. In una qualsiasi scelta c’è una rinuncia che siamo chiamati a fare: se scegli di stare su una sedia non puoi, nello stesso tempo, sederti per terra. Nel mangiare, nel lavorare e in tutti gli ambienti della nostra vita ci sono delle scelte da fare. La scelta comporta la rinuncia a qualcosa, una piccola morte appunto. E Gesù oggi ci dice che siamo chiamati a fare delle scelte nella nostra vita e di fare queste scelte insieme con lui perché possiamo avere la vita: perdere la vita per lui per averla in eterno.

Il Signore ci chiede oggi che posto gli diamo nella nostra vita e cerchiamo di rispondergli col cuore. Ricordiamoci che non forza mai la mano e ci lascia liberi. La nostra libertà ci deve aiutare a fare delle scelte per la vita e non per la nostra morte ed è quello che il Signore vuole da noi. Chiediamo che ci dia lui stesso la forza per rispondere positivamente alla sua chiamata ed essere testimoni della Sua vita nel mondo.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu