La parola di Dio oggi ci presenta dei brani che fanno riflettere sull’autorità di Dio sulla morte. Il racconto del brano del Vangelo di Luca sulla risurrezione del figlio della vedova di Nain, è descritto come un segno della venuta dei tempi messianici.
La rianimazione del corpo del giovane però, non è un miracolo definitivo ma momentaneo, perché solo la risurrezione di Gesù è la vittoria piena e la liberazione totale dalla morte e da ogni sorta di male. E’ nella risurrezione di Gesù che ognuno di noi vede la propria vera e definitiva esistenza. Nessun uomo può operare la propria salvezza eterna e ci vuole un passaggio che solo Dio può operare nella Sua misericordia. Il passaggio per noi è il passaggio della risurrezione di Gesù, la Sua Pasqua che diventa per noi speranza di una vita che non finisce mai.
Ma da dove parte tutto questo? E’ bello notare come tutto l’evento parta dalla grande compassione di Gesù per l’uomo. Di fronte al dolore di una madre non si dimostra indifferente, non fa prediche, non spreca parole, non si affida ad espressioni consolatorie umane spesso vuote. La sua commozione è genuina, è come un abbraccio dolce che avvolge la persona che soffre e si mette dalla parte di chi è nel dolore e riesce a consolare la persona come nessun altro avrebbe potuto fare.
Credo che ciò che è importante in tutto il racconto non sia la grandezza del miracolo, ma proprio la tenerezza di Dio per l’uomo. Il miracolo è solamente un segno e tutti sappiamo che ognuno di noi porta dentro di sé la certezza di dover lasciare questa vita terrena, ognuno nel momento e nei modi che vorrà il Signore. Non ci spaventa questa realtà, ma la nostra fede ci dice che è una trasformazione che avverrà per ciascuno di noi. Ecco perché diventa importante imparare la compassione di Gesù. Per vivere in eterno abbiamo bisogno della compassione di Dio e per vivere meglio la vita terrena nostra abbiamo bisogno della compassione vicendevole.
Gesù si fa prossimo a chi soffre e dall’esempio del maestro deve imparare anche il discepolo. La nostra presenza accanto alle persone che soffrono deve diventare il segno della misericordia e della tenerezza di Dio. Una presenza che può compiere miracoli. Morte e sofferenza sono all’ordine del giorno anche attorno a noi e solo una conversione del nostro cuore verso gli uomini e solo la capacità di essere compassionevoli ci darà una mano in questo cammino.
Se poi ci pensiamo bene la morte interiore è ancora peggio della morte fisica. E forse il segno della misericordia di Dio che deve continuare attraverso di noi è proprio quello di essere prossimo per chi è in queste situazioni. Dio continua ad operare miracoli e ci sceglie come strumenti per farli. Mettiamoci nelle mani di Dio e diamogli la possibilità di continuare a compierli anche nei nostri giorni. Un’attenzione particolare la dovremo avere soprattutto verso le persone che vivono momenti di morte interiore e cercare di essere sempre più la compassione di Dio per loro oggi.
Chiediamo che il Signore della vita ci renda capaci di questi piccoli grandi gesti della vita quotidiana perché possiamo essere persone della compassione e della misericordia di Dio nel mondo di oggi. Che lo Spirito del Padre ci accompagni con la sua luce.
Buona domenica a tutti!
P. Sabu