Festa Patronale Parrocchia San Bernardo Abate

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Festa Patronale Parrocchia San Bernardo Abate di Donoratico.

PROGRAMMA

19 Agosto 2016
ore 17:00 apertura con “Giochiamo insieme” – giochi organizzati dal Gruppo Scoue Castagneto1
ore 18:00 Santa Messa
ore 19:00 Giochi
ore 20:00 Cena in Piazza
ore 23:00 Partenza per il pellegrinaggio al Frassine

20 Agosto 2016
Tenda della Misericordia
dalla 9:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00 Adorazione Eucaristica animata da vari Gruppi
Confessioni, Rosario, Coroncina Divina Misericordia…
ore 18:00 Sua Eccellenza Carlo Ciattini presenterà:
“MISERICORDIOSI COME IL PADRE”
ore 19:00 Santa Messa
ore 20:00 Proiezione Caritas “Insieme si può
ore 20:30 Cena in Piazza
Per concludere TOMBOLATA

XVIII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

denaroQuello che hai preparato di chi sarà?  Una domanda che spiazza i progetti dell’uomo e lo mette nella giusta dimensione della vita. La parabola del Vangelo di oggi ci invita a fare una riflessione sulla nostra ricchezza, non solo nel suo accumulare, ma anche del suo uso proprio.

Cercare di accumulare il denaro per sentirsi sicuri per la quantità che uno ne ha, è un modo di agire comune degli uomini del nostro tempo. La ricerca del benessere economico diventa un’ossessione per qualcuno e avere tanti soldi viene considerato come avere l’indipendenza di agire e non avere a che fare con gli altri. Ci si riduce al proprio mondo piccolo e si ha paura di perdere questi soldi e in tal modo perdere anche le sicurezze costruite.

Se da una parte il desiderio delle ricchezze mette l’uomo nelle condizioni di lavorare onestamente per mantenersi, dall’altra parte bisogna tener sempre presente il monito del Vangelo. Ci sono dei momenti della vita in cui ci accorgiamo che tutti i soldi accumulati non servono a nulla. Di fronte alla malattia o alla morte di una persona cara, saremmo pronti a dare tutto il denaro di questo mondo, ma rimaniamo impotenti e sconsolati. E per un attimo la logica del Vangelo entra nella nostra testa, ma l’attimo dopo siamo ancora lì con la nostra fragilità. Se ci pensiamo bene riconosciamo il potere del denaro per trasformare l’uomo in senso negativo e renderlo egoista ed insensibile. Quante divisioni all’interno delle stesse famiglie per questioni di eredità! Quante vite umane perse! Quante lacrime versate! Eppure questo attaccamento al denaro non ci lascia.

Che cosa ci dice Gesù? Non gli interessa quanto raccolto aveva avuto quell’uomo ricco. Gli interessa il cuore di quell’uomo che muoveva solo in una direzione, la propria. Il pensiero del ricco “stolto” è solo per se stesso: anima mia, hai a disposizione molti beni per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti”. Aveva fatto i conti della ricchezza, ma non i conti con il Signore della vita, era talmente preso dai suoi soldi che il cuore era chiuso e pensava di essere lui il padrone della propria vita. Invece Dio lo porta alla sua realtà, per certi versi spaventosa: “Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita”. Smontato del tutto dalle sue sicurezze, disarmato, impotente, lui che era così pieno di sé un attimo prima.

Ecco l’insegnamento di Gesù. Non importa se hai tante ricchezze, bisogna cercare di capire il movimento del tuo cuore. Hai un cuore che muove verso gli altri e quindi anche se hai ricchezza non sei chiuso oppure è un cuore egoista che si muove solo verso se stesso? Accumulare i tesori presso Dio è proprio questo movimento verso l’altro. Nel nostro mondo di oggi non si può vivere come isole felici senza tenere conto di tutto ciò che succede attorno a noi. Guai a noi se ci chiudessimo nel nostro egoismo. Il Signore ci invita ad avere tesori presso di Lui e la via più sicura per far questo è proprio quella della misericordia. Bisognerà cambiare la direzione del nostro cuore, ma siccome Dio solo è il padrone dei cuori, ci affidiamo alla misericordia del Padre perché tocchi il nostro cuore e ci faccia imparare la sensibilità del cuore. Chiediamo che lo Spirito ci illumini!

Buona domenica a tutti

P. Sabu

XV° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Il buon samaritano (1838), di Pelegrin Clavé Y RoqueBella domanda: Chi è il mio prossimo, stupenda risposta: Va e anche tu fa così e in mezzo un racconto straordinario come solo il cuore di Dio poteva raccontare. Questo è il dono della Parola di Dio oggi per ciascuno di noi.

La parabola del buon samaritano è uno dei racconti più belli che abbiamo nel Vangelo di Luca attraverso la quale l’evangelista ci testimonia la grande misericordia di Dio per gli uomini. Il racconto è molto semplice e ci fa tenerezza questo uomo caduto nelle mani dei briganti. Ma nella sua semplicità la parabola ci dice che non sempre le cose vanno secondo i nostri pensieri.

Quando vediamo avvicinarsi a quell’uomo il sacerdote ci viene spontaneo pensare: “meno male, adesso lo aiuta”, ma non succede. Lo stesso sentimento lo proviamo anche quando arriva il levita, ma ancora una volta prevalgono altre considerazioni. Quando arriva il samaritano uno potrebbe pensare: “ma figurati, questo è un nemico dichiarato degli israeliti, nessuna pietà quindi”, e ci prende lo sgomento pensando a quel pover’uomo che non può aspettare altro che la sua morte a questo punto. Coloro che avrebbero dovuto aiutarlo non l’hanno fatto e perché dovrebbe farlo colui che è suo nemico?

Così vanno i nostri pensieri, ma evidentemente non è il pensiero di Dio e meno male. La bellezza della parabola sta proprio in questa imprevedibilità della compassione di Dio. Sa guidare il cuore degli uomini in una maniera stupenda, basta che ci lasciamo guidare da Lui. Il samaritano è diventato uno strumento della misericordia di Dio per quell’uomo aggredito dai briganti. Non solo lo soccorre, lo porta in albergo, paga l’albergatore e gli dà anche due denari che sono l’equivalente della paga di due giorni. C’è anche la promessa che sarebbe ritornato per pagare eventuali ulteriori spese. Più di così non poteva fare.

Ecco la misericordia e la tenerezza di Dio. Non perché meritiamo, ma perché Lui ci vuole bene e nel suo amore per noi si spinge fino al Calvario per donarci la vita. Il buon Samaritano è Gesù stesso che è pronto a dare la Sua vita non solo per alcuni, ma per tutti quelli lo vogliono prendere come esempio. Infatti la raccomandazione per il dottore della legge è “Va e anche tu fa così“.

Nel mondo in cui viviamo oggi questa parabola ha un significato importante. Non basta avere un’idea di Dio nella nostra vita, bisogna che questa si traduca nei gesti concreti della vita quotidiana. Non basta sapere le norme e osservarle perfettamente per essere salvati; saremmo come il sacerdote e il levita della parabola. Anche loro sapevano bene tutte le leggi, ma di fronte a quell’uomo mezzo morto la conoscenza della legge è servito a poco. Il samaritano diventa esempio di vita perché è prevalso in lui il sentimento giusto nel momento giusto e la sua conoscenza della legge non gli ha impedito di essere compassionevole. La nostra fede ci deve aiutare ad essere sempre di più testimoni dell’amore e della tenerezza di Dio per gli uomini: altrimenti a che cosa servirebbe!

Prendiamo a cuore le parole di Gesù e ci impegniamo a fare come lui ha fatto. Non giriamo attorno domandandoci chi è il nostro prossimo, ma facciamoci prossimo di coloro che si trovano nel bisogno. Il mondo ha bisogno di persone del genere. Chiediamo che il Padre ci aiuti ad essere misericordiosi come Lui.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

XI° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Cristo nella casa dei farisei, Tintoretto (1518-1594)

Ai piedi di Gesù per ritornare a vivere! Sembra questo il messaggio che ci viene donato oggi dalla Parola di Dio. Ringraziamo il Signore per questo grande dono.

Il Vangelo di Luca è considerato il Vangelo che esalta in maniera straordinaria la misericordia di Dio e anche il brano di oggi ci aiuta a scoprire sempre meglio questo volto misericordioso del Padre. Parlando del Vangelo di Luca si può davvero dire che il nome di Dio è misericordia, come si intitola un libro di Papa Francesco. Si abbina bene questo brano con il brano di San Paolo ai Galati che mette in evidenza la fede nel Signore Risorto come via della salvezza e non l’osservanza della Legge, una fede che ti fa dire: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.

Nel nostro cammino di fede ci possono essere dei momenti come quello nella vita di Davide in cui rompe tutte le relazioni in un attimo. Non tiene conto del valore della persona di Uria, non considera tutto ciò che ha fatto per il regno, né l’amicizia: lo fa uccidere. Il tutto perché si è lasciato andare alla sua passione. Non siamo chiamati a giudicare il comportamento di Davide, ma dobbiamo cercare di capire se anche nel nostro cuore portiamo la violenza, le passioni disordinate, la morte e l’odio che alla fine fanno di noi degli assassini del fratello. Sappiamo perfettamente che si uccide più con la lingua che con la spada, per cui bisognerà davvero chiedere l’aiuto del Signore.

Ci sono dei momenti in cui ci accorgiamo che il nostro percorso di fede non sta andando sui binari giusti e che abbiamo bisogno di correzioni o meglio di ritornare ad una vita di grazia migliore. Personalmente credo che già questa consapevolezza sia un grande segno della misericordia di Dio. L’atteggiamento da assumere in questi frangenti è l’atteggiamento della donna che abbiamo incontrato nel Vangelo: stare ai piedi di Gesù piangendo. Non tutti hanno il dono del pianto e molti santi ci dicono che è una grazia poter piangere sui propri peccati. La donna ai piedi di Gesù diventa maestra e ci dice che la Misericordia supererà la legge quando c’è l’amore e il pentimento vero.

Il fariseo Simone aveva dubbi perfino sull’identità di Gesù quando ha visto la donna toccarlo, ma la donna era sincera nel suo pentimento. Non le importava gli sguardi indiscreti, farisaici, che la condannavano: voleva solo stare ai piedi di Gesù. Chissà se stava chiedendo perdono a Gesù oppure era talmente felice di stare ai suoi piedi che si è dimenticata di formulargli una richiesta di perdono. Ma Dio vede il cuore e non gli importano le parole formulate dalle labbra.

Vede il cuore della donna e vede anche il cuore di Simone. Mette in evidenza i due atteggiamenti e ci dice: amate di più. E’ un messaggio importantissimo perché l’accento non è più sulla legge, ma sulla persona di Gesù Cristo. Il centro non è la legge ma la fede nel Risorto. Ecco allora anche il nostro cammino si schiarisce e l’Amore che perdona illumina la strada. Restiamo anche noi ai piedi di Gesù con il nostro dolore, con il nostro pentimento e specialmente con il nostro amore. Dio che vede il cuore vedrà il nostro amore e ci aiuterà con il Suo Spirito.

Buona domenica a tutti!!!

P. Sabu

III° DOMENICA DI PASQUA

Christ_Taking_Leave_of_the_Apostles“Mi ami tu?”, ci chiede il Maestro. Qual è la nostra risposta? Se la domanda ci inquieta tanto meglio. Significa che ogni tanto ci facciamo delle domande sul nostro cammino di fede.
Gli atti degli Apostoli ci mostrano come i discepoli reagivano di fronte alle persecuzioni e alle avversità durante il cammino della predicazione del Vangelo. Due frasi: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini” e “se ne andarono … lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”. Ci danno idea di come fosse la loro relazione nei confronti del Signore. Non poteva essere altrimenti, loro avevano avuto un Maestro unico che anche dopo la resurrezione continua a formarli per essere coraggiosi testimoni. Ma ci mettono anche del loro, perché per essere guidati dallo Spirito bisogna essere docili alla Sua azione.
Come siamo noi nel nostro cammino? Discepoli coraggiosi che obbediscono a Dio piuttosto che agli uomini oppure ancora molto attaccati alle opinioni degli uomini tanto da mettere da parte ciò che sappiamo il Signore vuole da noi? Basta poco alle volte a destabilizzarci, a mettere confusione nella nostra testa, ad essere paurosi nel testimoniare la nostra fede. Gli Apostoli si consideravano fortunati ad essere perseguitati per Gesù, noi cosa avremmo fatto! Ci saremo nascosti, magari avremo rinnegato la nostra fede, chissà! Bisogna amare Dio non solo quando le cose vanno bene, bisogna ringraziarlo soprattutto quando le cose non vanno bene perché sono le occasioni dove Dio manifesta la sua grandezza.
Il Signore continua domandare a ciascuno di noi oggi come a Pietro: “Mi ami più degli altri?” e siamo chiamati a rispondere personalmente. Bisogna sempre ricordarsi delle parole di San Giovanni che ci dice di dimostrare il nostro amore verso Dio con il nostro amore verso il prossimo e chiama bugiardi coloro che dicono di amare Dio e non amano il prossimo. Ecco come siamo chiamati a testimoniare l’amore nella società in cui viviamo: attraverso i gesti concreti di carità nei confronti del nostro prossimo. Ciò non vuol dire dare qualche soldo in elemosina che potrebbe essere addirittura una scappatoia se non stiamo attenti. Essere caritatevoli vuol dire seguire l’esempio di Gesù: coltivare in noi la compassione che ha avuto nei confronti di chi soffre.
In questo anno giubilare della misericordia il Signore ci renda un po’ più misericordiosi nei confronti del nostro prossimo, ci dia la grazia di essere testimoni gioiosi della sua risurrezione e che possiamo dire, non a parole, ma con la vita quotidiana, “Signore io ti voglio bene”.

P. Sabu

II° DOMENICA DI PASQUA

San Tommaso - CaravaggioQuesta domenica è chiamata domenica della Divina Misericordia per volere del papa Giovanni Paolo II e tutta la celebrazione fa riferimento alla Misericordia di Dio per l’uomo. In questo anno giubilare della misericordia è anche significativa questa celebrazione.

Nella preghiera della colletta ci siamo rivolti al Dio di eterna misericordia che ravviva la nostra fede e gli abbiamo chiesto di darci la grazia di comprendere l’inestimabile ricchezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del sangue che ci ha redenti. E’ già un’indicazione precisa di questa celebrazione eucaristica: la misericordia di Dio che ci aiuta ad essere coscienti del nostro battesimo.

La pagina del Vangelo ci racconta la misericordia di Dio che di fronte all’insistenza di Tommaso appare ancora agli apostoli e invita Tommaso ad essere credente. San Tommaso viene sempre visto come il rappresentante di coloro che fanno difficoltà nel loro cammino di fede. Ma se guardiamo bene i vangeli avremo un immagine diversa di questo apostolo.

Quando Gesù parla del suo viaggio verso Gerusalemme e dice che lì dovrà affrontare la passione e la morte, gli altri sono silenziosi e forse anche paurosi, solo Tommaso ha una reazione e dice: “Andiamo a morire anche noi con lui”. Un’altra volta Gesù dice ai suoi discepoli che va preparare un posto per loro e tutti i discepoli rimangono incantati di fronte a questa affermazione. Solo Tommaso ha il coraggio di chiedere al Maestro: “Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?”. Sembra un dettaglio, ma questa domanda di Tommaso da ha Gesù la possibilità di fare un’affermazione importantissima: “Io sono la via, la verità e la vita”. Noi ci ricordiamo di quest’affermazione di Gesù, ma non della domanda di Tommaso che l’ha provocato.

Penso che in questa domenica in cui celebriamo la misericordia di Dio per gli uomini, manifestata nel volto di Gesù, dobbiamo ringraziare il Signore per averci dato attraverso l’esempio di San Tommaso, un’immagine del discepolo che cerca di approfondire la propria fede, del discepolo che non si accontenta dell’esperienza altrui nel proprio cammino di fede, del discepolo che coltiva il suo desiderio di vedere personalmente il maestro per essere un vero credente. Chiediamo anche noi la grazia di essere cercatori che non si accontentano nel loro cammino di fede, essere persone che cercano un incontro personale con il Maestro con tenacia ed umiltà riconoscendo a Lui il potere di essere la Via, la Verità e la Vita per il proprio cammino.

P. Sabu