VII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

amare_i_propri_nemiciIn tutto il discorso della montagna l’invito che Gesù rivolge ai suoi ascoltatori è quello di superare la giustizia degli scribi e dei farisei per entrare a far parte del regno dei cieli. Il pieno adempimento che Gesù è venuto a portare è  l’amore che il discepolo dovrà mettere in tutto ciò che fa nel suo cammino, nella sua relazione con Dio e con il prossimo.

La legge del taglione, “occhio per occhio e dente per dente” nonostante la sua apparente crudeltà, era una legge restrittiva creata perché chi ha subito un torto non ecceda nella sua vendetta personale. C’erano delle situazioni in cui la vendetta si estendeva perfino ai familiari e alla tribù stessa. La legge fu fatta proprio perché ciò non accadesse. Quindi in qualche modo tentava di rompere il cerchio della violenza. Gesù dice che non bisogna vendicarsi e non bisogna neanche opporsi in resistenza al malvagio. La novità è ancora una volta l’esempio di Gesù che accetta il sacrificio sulla croce nonostante fosse innocente.

L’invito ad amare i nemici e pregare per loro è qualcosa che continua a far violenza con il nostro modo di agire quotidiano. Già si fa fatica ad amare i nostri amici come si deve, perché anche nel nostro amore verso gli altri in qualche modo si nasconde un desiderio di tornaconto. Abbiamo delle aspettative nel nostro amore verso gli altri ed è difficile toglierci di dosso questi sentimenti. Gesù invece non ci vuole semplicemente mediocri: la sfida che lancia è quello di superare il modo di agire dei pubblicani e dei pagani. Se amate solo quelli che vi amano … se date il saluto soltanto ai vostri fratelli: sono parole che stuzzicano il nostro essere cristiani nel mondo di oggi e sappiamo che siamo sollecitati ad accettare questo invito nel nostro cammino.

Ma lo sfondo di tutto il discorso è il riferimento al Padre celeste. Infatti se pensiamo la parola di Dio di oggi come un’immagine con una cornice, l’invito ad essere come il Padre è ciò che inizia il discorso nella prima lettura ed è l’invito con cui si conclude il Vangelo. E dentro questa cornice si racchiude tutta la Parola di Dio di oggi. Tutte le altre esortazioni hanno lo scopo di farci riflettere sulla figura del Padre. Sappiamo che non arriveremo mai ad essere come il Padre eppure è la meta alla quale Gesù si spinge. Questo ci fa capire che nonostante le difficoltà che incontriamo sulla strada della fede bisogna guardare al Padre come la meta della nostra vita e non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalla sua grandezza.

Il movimento del nostro cammino parte dall’essere come i pubblicani e i pagani per andare verso l’essere come il Padre celeste. Mentre nel comportamento dei pubblicani e dei pagani si sottolinea il semplice amore tra i pari, nel comportamento del Padre si sottolinea il suo amore e la sua misericordia che vanno oltre la considerazione degli uomini come giusti ed ingiusti e buoni e cattivi. Due modelli di vita, se vogliamo, che Gesù ci mette davanti esortandoci ad essere come il Padre.

Sappiamo le difficoltà che affrontiamo nel nostro cammino di fede, sappiamo che l’invito di Gesù è bello, ma riconosciamo anche le nostre fragilità, le nostre paure. Gesù non ci vuole spaventare, ma incoraggiare ad avere uno sguardo superiore per la nostra vita. E’ bello accogliere questo invito e nonostante le nostre titubanze ci affidiamo alla sua grazia, alla sua misericordia e al suo amore perché possiamo andare avanti sereni nel cammino della nostra vita.

Che lo Spirito del Padre ci assista e ci accompagni nel nostro cammino di santità.

Buona domenica a tutti!
P. Sabu

III° DOMENICA DI AVVENTO

andate-e-riferiteSei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”, una domanda sconcertante che Giovanni Battista fa recapitare a Gesù tramite i suoi discepoli. Com’è possibile? Giovanni è stato colui che
aveva battezzato Gesù sul Giordano e in quel momento c’era la voce del Padre che diceva: “Questo è il mio figlio prediletto”. Aveva visto lo spirito del Padre scendere sul Figlio come una colomba. Come fa uno come lui ad avere dubbi sulla persona di Cristo?

Forse questa domanda non è tanto per il Battista, ma per ciascuno di noi. Chi di noi può dire di non aver mai avuto dei dubbi nel suo cammino di fede? Chi può essere così sicuro da dire di non aver mai tolto il suo sguardo dall’unico maestro che è Gesù? Ognuno di noi sa quale cammino fa nella propria vita e alle volte con quanta fatica porta avanti questo cammino.

Giovanni aveva predicato, come del resto tutti i profeti dell’Antico Testamento, che il tempo del Messia sarà un tempo terribile e sarà un tempo di giustizia dove a trionfare sarà la gloria del Signore e tutti i peccatori subiranno una sorte terribile. Il volto di Dio che Gesù è venuto a portare nel mondo è un volto misericordioso e proprio questa pedagogia di Gesù non andava d’accordo con le aspettative messianiche della gran maggioranza della gente di allora. In qualche modo anche Giovanni rappresenta queste categorie di persone e rappresenta ciascuno di noi soprattutto quando noi ci troviamo nei momenti di dubbio e di confusione nel nostro cammino di fede.

C’è un’altra corrente di pensiero che parla di come Giovanni Battista abbia mandato i suoi discepoli verso Gesù perché potessero scoprire in prima persona questo grande Maestro e seguirlo nella loro vita. Quindi non un dubbio, ma un completamento della sua missione che motiva Giovanni a mandare i suoi discepoli a Gesù.

Alla domanda diretta, Gesù non dà una risposta diretta, ma offre una risposta più efficace. Non fa parlare le parole, ma i fatti. Infatti, ciò che dice ai discepoli di Giovanni è: “Andate e riferite“. Bisogna pensare che questo imperativo al plurale ha il significato di rendere testimonianza. Al tempo di Gesù si riteneva valida solo la testimonianza portata avanti da due persone e non da una persona sola. Pensate anche all’episodio dove  Gesù manda a due a due i settantadue discepoli avanti a lui.

Parlano i fatti: i ciechi vedono, i sordi ascoltano, i morti sono risuscitati e ai poveri è annunciata la buona notizia. Sono tutti segni messianici che i profeti avevano annunciato e che si compiono in Gesù. Con un’eloquenza disarmante questi segni dovevano dire a Giovanni che ormai il tempo d’attesa è finita perché lui, il Messia, è presente nel mondo.

Il mondo in cui viviamo oggi ci mette davanti agli occhi quasi esclusivamente le cose che non vanno e ci sembra sia impossibile avere un briciolo di speranza per andare avanti sereni. Bisogna avere più fiducia nel Signore, bisogna cercare di imparare sempre di più e sempre di meglio da lui. Testimoniamo insieme con i nostri fratelli la gioia del Signore che viene a visitarci. Man mano che si avvicina questo giorno la nostra gioia cresce. Ringraziamo il Signore e chiediamo che lo Spirito del Padre ci illumini il cammino.

Buon cammino di Avvento a tutti!

P. Sabu