XXXII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

sadduceiSiamo ormai agli sgoccioli! La vita terrena di Gesù sta volgendo al termine e l’ora della salvezza è sempre più vicina. Il cammino iniziato alla grotta di Betlemme arriva a Gerusalemme, città su cui piange Gesù perché non ha saputo accogliere il messaggio salvifico e si è allontanata da Dio. Dalle periferie Gesù arriva al centro del potere e dell’autorità. Satana aveva lasciato Gesù per tornare al tempo opportuno e sembra che ora si ripresenti nella forma dei suoi avversari, gli scribi, i farisei, i capi del popolo e sommi sacerdoti per metterlo alla prova. Il capitolo 20 di Luca è pieno di questi incontri – scontri.

Tra questi scontri abbiamo anche quello presente nel brano del Vangelo di oggi: i sadducei che interrogano Gesù sulla risurrezione. I sadducei erano un gruppo di latifondisti e commercianti dunque molto ricchi e non credevano nella risurrezione e prendevano per buono solo i primi cinque libri e nella loro osservanza della legge pensavano solo a ciò che aveva detto Mosè. Ecco anche il loro modo di presentarsi: Mosè ci aveva prescritto. Questo gruppo cesserà di esistere con la distruzione del tempio nel 70 d.C.

Ridicolizzano in qualche modo la fede nella risurrezione dai morti perché credevano solo nella teologia della retribuzione: Dio premia con la ricchezza e i beni materiali coloro che osservano la Sua legge e punisce con la povertà e  le sofferenze coloro che non la osservano. Tutto finisce qui sulla terra e l’esempio fittizio della donna che portano davanti a Gesù voleva dimostrare l’assurdità della risurrezione.

Non avevano, ovviamente fatto i conti con il Maestro che è Signore dei vivi. Nella sua risposta ai sadducei Gesù rivela prima di tutto la loro ipocrisia. L’errore è pensare alla vita dopo la risurrezione come continuità della vita di questa terra. Ecco la “preoccupazione” nel pensare di chi sarà la moglie, colei che ha avuto sette mariti. Gesù li invita a pensare alla vita eterna come una vita nuova, non una continuità della vita terrena. E in questa nuova vita la situazione terrena non conterà più e per vivere non ci sarà bisogno della fisicità e la situazione dei risorti sarà una situazione degli angeli.

Noi crediamo nella risurrezione e sappiamo anche la fatica nel crederci, ma è il fondamento di tutto il nostro cammino cristiano e san Paolo ci ricorda che se non crediamo che il Signore Gesù è risorto dai morti, la nostra fede è vana. E l’affermazione di Gesù ci viene incontro e continua a ripeterci che il nostro Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi. Siccome Dio è vita, ci fa partecipare nella sua vita e ci vivifica.

Non solo, Gesù afferma che tutti noi viviamo per Lui, cioè per Dio. In quest’ottica possiamo dire che pregustiamo già la vita eterna perché noi abbiamo Dio presente in noi già su questa terra. I sacramenti che celebriamo e soprattutto l’Eucarestia, ci fa partecipi della vita divina del Cristo. Quindi rinnoviamo il nostro impegno cristiano nella vita e chiediamo che il Dio dei vivi ci renda capaci di testimoniare la bellezza della vita in Lui e che possiamo proseguire il cammino terreno della vita con gioia ed entusiasmo.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

DOMENICA DELLE PALME

«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

E’ il grido che risuona per le strade di Gerusalemme e quando alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli» Egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

Sembra davvero un trionfo, quello di Gesù: questo ingresso sembra cancellare tutti i dubbi sulla sua persona. Sembra addirittura che perfino i suoi avversari siano convinti che fosse colui che avevano aspettato per secoli.

Sembra, perché come sfondo alle grida trionfanti di oggi c’è quel “Crocifiggilo, Crocifiggilo”, gridato a squarciagola e che porterà alla condanna l’Innocente.

L’ingresso trionfante di Gesù a Gerusalemme è l’inizio della Sua passione e la morte in croce. Nella lettura della passione di oggi il nostro sguardo deve rimanere sulla croce che trionfa. Il servo di Dio porta su di sé il peccato del mondo e sulla croce compie tutto ciò che il Padre chiede da lui. Si sottomette e la sua obbedienza diventa causa di salvezza per tutti noi.

Qual’è la nostra reazione davanti alla croce? Siamo portatori di croci come ornamenti e lontani dalla fatica della croce, come ci ricorda don Tonino Bello oppure riusciamo a far pendere la croce anche sulle decisioni della nostra vita? L’esempio di Gesù ci ricorda che siamo chiamati a trionfare anche noi. L’ultima parola non è la croce, ma risurrezione; l’ultima parola non è morte, ma vita, non tenebre, ma luce.

Facciamo trionfare in noi questo segno di salvezza. Pensate, è il primo segno che abbiamo ricevuto quando i nostri genitori ci hanno portato in chiesa per essere battezzati e sarà il segno che ci accompagnerà per tutto il percorso di fede. Quante volte ci siamo segnati anche distrattamente con questo segno! All’inizio di questa settimana santa, decisiva per il nostro cammino di fede, chiediamo che lo Spirito del Padre ci doni la forza per guardare alla croce come fonte di salvezza per tutti noi.

P. Sabu