I latini dicono: “Verba Movent, exempla trahunt” cioè, ”le parole incitano, gli esempi trascinano”. I discepoli si avvicinano al Signore che stava pregando e gli chiedono: Signore, insegnaci a pregare. Perché erano tanto desiderosi di imparare a pregare? Molto probabilmente perché l’esempio del Maestro trascinava i discepoli e forse non volevano neanche essere meno degli altri: anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli . Ma il modo di pregare del loro Maestro aveva qualcosa di speciale e imparare da lui poteva essere molto bello per loro.
L’atteggiamento giusto nella preghiera è quello che assume Abramo di fronte a Dio: riconoscere la propria esistenza come creatura di fronte al Creatore, noi polvere Lui roccia, noi cenere Lui fuoco: Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere. Non è un atteggiamento di umiliazione, ma rendersi consapevole del proprio stato ed essere realisti nel nostro rapporto con Dio. Qui si inizia la vera preghiera: l’uomo vero e vivo di fronte al Dio che è Vita e Verità.
La preghiera che Gesù ha insegnato, una preghiera molto detta, ma poco pregata, ci rivela il vero senso della preghiera e lo spirito della preghiera: rapporto con Dio e rapporto con l’uomo. La definizione classica un po’ in tutte le religioni per la preghiera è che sia un dialogo con Dio. Trovare tempo per il Signore e coltivare una relazione con Lui sarebbe davvero cosa auspicabile per la nostra vita, ma da questa relazione bisogna crescere nella relazione con gli altri. E solo allora possiamo dire che la preghiera fa parte della nostra vita. Infatti nella preghiera del Padre Nostro c’è una prima parte che ci invita a pensare a Dio e una seconda parte che invece ci invita a riflettere sulla nostra relazione con gli altri.
Quali sono i nostri atteggiamenti nella preghiera? Un atteggiamento di figli che onorano il Padre oppure un chiedere continuo ed egoistico favori senza tener conto né della gloria di Dio né il prossimo? Solo uno che cresce nella relazione con Dio è anche attento nei confronti del prossimo. La preghiera di Abramo è emblematica: quasi si litiga con Dio intercedendo per la popolazione. La preghiera di intercessione ha un grande valore ed importanza. Non mettere noi stessi prima di tutto nella preghiera, ma il prossimo che a sua volta diventerà colui che pregherà per noi. Anche colui che insiste dal suo amico per tre pani, non lo fa per se stesso, ma per il suo amico. Quindi anche l’insistenza nella preghiera non deve essere per un vantaggio mio, ma per l’altro.
Siamo chiamati ad imparare da Lui, è Gesù il vero maestro. La prima richiesta da fare a lui non è però le cose materiali o qualsiasi altro favore, ma lo Spirito Santo. Quando lo Spirito parla in noi, ce lo dice san Paolo, noi siamo sicuri nel cammino. Chiediamo che il Signore ci dia questo grande dono dello Spirito perché possiamo davvero essere figli dell’unico Padre e ci possiamo rivolgere a lui come fratelli tra di noi.
Buona domenica a tutti!
P. Sabu