II° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Agnello di DioQuesta domenica ci presenta un brano del vangelo di Giovanni, prima di seguire passo dopo passo il vangelo di Matteo che ci accompagnerà nel cammino domenicale di questo anno A. Oggi abbiamo ancora la figura del Battista che compie la sua missione di indicare Gesù presente al mondo.

Giovanni dice: Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo. Nella letteratura giovannea la figura dell’Agnello ha un valore molto importante. Sia il Vangelo sia, soprattutto, l’Apocalisse ci parla dell’agnello. Gesù è presentato come l’agnello senza macchia che viene sacrificato per la salvezza di tutti e davanti a lui tutte le genti vengono ad adorarlo. E’ lui che è vittorioso sul peccato e sulla morte e che guida i suoi discepoli alla vittoria.

Due sono le immagini di Agnello che potevano venire alla mente di chi ascoltava Giovanni il Battista: l’immagine del servo di Jahvè di cui parla il libro del profeta Isaia che appare “come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori” (Is 53,7) e l’agnello del sacrificio pasquale. Il primo è esempio di mitezza e umiltà e il secondo è l’immagine della liberazione.

Gli ebrei, nel celebrare la pasqua, ricordavano il sacrificio dell’agnello il cui sangue veniva messo sugli stipiti della porta della loro casa e l’angelo del Signore passava oltre vedendo questo segno di salvezza. Nel tempio di Gerusalemme, tutti i giorni veniva sacrificato un agnello per l’espiazione dei peccati del popolo. Stando alla narrazione di Giovanni, Gesù viene crocifisso proprio nell’ora in cui veniva sacrificato l’agnello pasquale nel tempio. Tutto ci fa pensare che Giovanni voglia mettere in chiaro che Gesù è l’agnello della nuova alleanza che con il suo sacrificio porta la salvezza e tutti quelli che l’accolgono vengono redenti dal suo sangue.

Ecco allora, la nuova dimensione della realtà del discepolo del Signore. Vanno bene i riferimenti dell’Antico Testamento, ma con Gesù tutto si rinnova radicalmente. Mentre il sangue dell’agnello pasquale per gli ebrei era il segno della liberazione dall’Egitto, il sangue di Gesù è segno della redenzione dal peccato e dalla morte. Accogliere questo agnello significa aderire ai suoi insegnamenti ed essere segno di salvezza per gli altri.

Qui diventa importante anche la testimonianza di Giovanni. Dice per ben due volte nella pagina del Vangelo di oggi: Io non lo conoscevo. E da dove arriva la conoscenza di Gesù? Dall’ascolto della voce di Dio. Ecco perché dice: colui che mi ha inviato… mi disse. Quindi anche nella nostra conoscenza di Dio prima di tutto c’è e ci deve essere un ascolto e solo coloro che sono capaci di ascoltare possono conoscere Dio e rendergli testimonianza.

Noi abbiamo ricevuto la missione di testimoniare Dio nel mondo di oggi attraverso il nostro battesimo. Ma come ci comportiamo di fronte alla voce di Dio che ci parla? Siamo attenti e pronti a ricevere questa parola che ci viene donata quotidianamente oppure nelle nostre distrazioni questa parola trova un terreno freddo e sterile? Facciamoci venire qualche inquietudine nel nostro cammino di fede e chiediamoci ogni tanto se stiamo andando avanti solo per abitudine oppure questo Agnello immolato per noi riesce a suscitare gioia ed entusiasmo nel cuore.

Siamo stati salvati a caro prezzo e non a buon prezzo. Se il Signore ci tiene tanto a noi fino a versare il suo sangue per noi, dovremo almeno provare ad essere riconoscenti di questo sacrificio. Chiediamo che il Padre ci illumini con la luce del Suo Spirito e ci sostenga sempre con la sua misericordia.

Buona domenica a tutti!!!

P. Sabu

III° DOMENICA DI AVVENTO

andate-e-riferiteSei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”, una domanda sconcertante che Giovanni Battista fa recapitare a Gesù tramite i suoi discepoli. Com’è possibile? Giovanni è stato colui che
aveva battezzato Gesù sul Giordano e in quel momento c’era la voce del Padre che diceva: “Questo è il mio figlio prediletto”. Aveva visto lo spirito del Padre scendere sul Figlio come una colomba. Come fa uno come lui ad avere dubbi sulla persona di Cristo?

Forse questa domanda non è tanto per il Battista, ma per ciascuno di noi. Chi di noi può dire di non aver mai avuto dei dubbi nel suo cammino di fede? Chi può essere così sicuro da dire di non aver mai tolto il suo sguardo dall’unico maestro che è Gesù? Ognuno di noi sa quale cammino fa nella propria vita e alle volte con quanta fatica porta avanti questo cammino.

Giovanni aveva predicato, come del resto tutti i profeti dell’Antico Testamento, che il tempo del Messia sarà un tempo terribile e sarà un tempo di giustizia dove a trionfare sarà la gloria del Signore e tutti i peccatori subiranno una sorte terribile. Il volto di Dio che Gesù è venuto a portare nel mondo è un volto misericordioso e proprio questa pedagogia di Gesù non andava d’accordo con le aspettative messianiche della gran maggioranza della gente di allora. In qualche modo anche Giovanni rappresenta queste categorie di persone e rappresenta ciascuno di noi soprattutto quando noi ci troviamo nei momenti di dubbio e di confusione nel nostro cammino di fede.

C’è un’altra corrente di pensiero che parla di come Giovanni Battista abbia mandato i suoi discepoli verso Gesù perché potessero scoprire in prima persona questo grande Maestro e seguirlo nella loro vita. Quindi non un dubbio, ma un completamento della sua missione che motiva Giovanni a mandare i suoi discepoli a Gesù.

Alla domanda diretta, Gesù non dà una risposta diretta, ma offre una risposta più efficace. Non fa parlare le parole, ma i fatti. Infatti, ciò che dice ai discepoli di Giovanni è: “Andate e riferite“. Bisogna pensare che questo imperativo al plurale ha il significato di rendere testimonianza. Al tempo di Gesù si riteneva valida solo la testimonianza portata avanti da due persone e non da una persona sola. Pensate anche all’episodio dove  Gesù manda a due a due i settantadue discepoli avanti a lui.

Parlano i fatti: i ciechi vedono, i sordi ascoltano, i morti sono risuscitati e ai poveri è annunciata la buona notizia. Sono tutti segni messianici che i profeti avevano annunciato e che si compiono in Gesù. Con un’eloquenza disarmante questi segni dovevano dire a Giovanni che ormai il tempo d’attesa è finita perché lui, il Messia, è presente nel mondo.

Il mondo in cui viviamo oggi ci mette davanti agli occhi quasi esclusivamente le cose che non vanno e ci sembra sia impossibile avere un briciolo di speranza per andare avanti sereni. Bisogna avere più fiducia nel Signore, bisogna cercare di imparare sempre di più e sempre di meglio da lui. Testimoniamo insieme con i nostri fratelli la gioia del Signore che viene a visitarci. Man mano che si avvicina questo giorno la nostra gioia cresce. Ringraziamo il Signore e chiediamo che lo Spirito del Padre ci illumini il cammino.

Buon cammino di Avvento a tutti!

P. Sabu

II° DOMENICA DI AVVENTO

battistaUno dei personaggi che ci accompagnano nel nostro cammino verso il Natale del Signore è Giovanni  Battista. Questa domenica e la prossima saremo in compagnia di lui per prepararci ancora meglio alla venuta del Figlio di Dio.
Giovanni predica nel deserto: sembra un’affermazione con un senso quasi negativo perché per noi oggi predicare nel deserto significherebbe dire qualcosa senza avere qualcuno che ci ascolti. Per la cultura biblica, invece, il deserto è un luogo dove, lontano dal rumore del mondo, si ascolta la voce di Dio. Quindi la predicazione che Giovanni fa nel deserto è un invito per tutti ad uscire dalle proprie sicurezze ed arrivare in un luogo separato per ascoltare la parola di Dio.
Il personaggio attrae, infatti arrivano da lui un po’ da ogni parte. Il messaggio da ascoltare con attenzione nel deserto è il tema della conversione. E’ il tema che ricorre molto spesso in questo tempo di Avvento perché la conversione è la condizione per ritornarci al Padre e al prossimo. Questo ritorno al Padre è necessario perché il Regno dei cieli è vicino. Gesù nella sua predicazione dirà che il Regno dei cieli è in mezzo a voi. Questo vuol dire che con il suo arrivo l’adesione alla sua persona è ciò farà la differenza. La nostra conversione non è verso una dottrina per quanto bella possa essere ma verso una persona, la persona del Cristo.
Da Giovanni arrivano un po’ tutti e non risparmia nessuno: chiama addirittura Razza di vipere i farisei e gli sadducei. La vipera, nel mondo biblico è simbolo della ostinazione nel male e quindi l’invito di Giovanni è per una conversione radicale della vita. Lo stile della sua predicazione è quella propria dei profeti, un linguaggio duro che incute timore. Ma ciò che conta è questo invito a tornare dal Padre lasciandoci dietro le nostre strade.
Giovanni non solo predica la conversione, ma rivela con umiltà e semplicità anche la sua missione. Colui che viene dietro a lui è più grande di lui e non si ritiene degno di fargli neanche un servizio da schiavo: portargli i sandali. Continua ad esortare i discepoli di ogni tempo a mettere al primo posto Dio e non loro stessi. Perché come Giovanni, anche noi, siamo chiamati ad indicare agli altri la presenza di Dio.
Avremo modo di stare ancora alla scuola di Giovanni, ma già questa domenica lui ci indica la direzione da prendere in questo cammino di Avvento: bisogna preparare le vie al Signore che viene. Il nostro cuore è il luogo privilegiato dove Dio vuol nascere e il tempo di Avvento ci da l’occasione buona per prepararlo.
Chiediamo oggi l’intercessione del Battista perché possiamo essere capaci di accogliere il messaggio di salvezza che Dio ci porta continuamente e diventare sempre più e sempre meglio testimoni del suo amore in questo mondo.
Buona continuazione di questo cammino di Avvento a tutti!

P. Sabu