V° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

saleSale della terra, luce del mondo: due immagini semplici, forti, molto inerenti alla vita di ogni giorno. Gesù vuole che i suoi discepoli siano così nel mondo per portare avanti la sua buona notizia per l’uomo.

Il desiderio del Maestro è bello e possiamo anche essere orgogliosi di questa missione che Egli ci dona. Ma quando guardiamo alla nostra vita ci viene naturale il dubbio se veramente possiamo essere sale della terra e luce del mondo. Prima di tutto dovremmo cercare di essere sempre più coscienti e consapevoli del fatto che il Signore compie un atto di fiducia nei nostri confronti. Infatti non dice: voi
diventerete luce oppure sarete luce se fate determinate cose: dice semplicemente siete luce e siete sale. Vuol dire che così come siamo, siamo sale della terra e luce del mondo. Pensate alla fiducia che Gesù ha avuto nei nostri confronti: è una fiducia che solo lui poteva avere.

Se ci rendiamo conto di questa fiducia divina in noi, possiamo anche cercare di capire cosa vuol dire essere sale ed essere luce. Il sale è un elemento importante nella nostra vita quotidiana. Il sale dà sapore, preserva dalla corruzione e soprattutto quando è al posto giusto nessuno se ne accorge. Infatti noi parliamo del sale nei cibi o quando è troppo o quando manca, se è quanto basta non se ne accorge neppure e non se ne parla. Così deve essere il cristiano: deve essere uno che rende la vita dell’altro saporita ed essere quasi invisibile. Quello che deve sentire è il gusto che riesce a dare alla vita delle persone che vengono a contatto con la sua vita.

Bisogna cercare, nella nostra vita di ogni giorno la nostra identità e anche la parabole della luce ci deve ricordare questo. L’identità del cristiano è essere sale e luce. Una luce non si accende per metterla sotto il letto, ma sul candelabro perché gli altri possano vederla. Così dobbiamo essere noi: persone che, illuminati dalla luce che è Cristo, possano illuminare il mondo. La luce vera è Cristo e siamo illuminati da questa grande luce. L’immagine della luce, messa sul candelabro, non ci tragga in inganno; non è per l’ostentazione, ma per essere al posto giusto. Infatti, non sotto il letto, ma sul candelabro.

Se si pensa bene si può capire che per Gesù il candelabro da cui ha illuminato il mondo era la croce, quindi per il discepolo essere sul candelabro non è per la gloria, ma per spendersi per gli altri. Ecco, allora il nostro pensiero che va al Maestro che sta sulla croce per illuminare tutti quelli che l’accolgono. Lui che ha tanta fiducia in noi, ci deve rendere orgogliosi di lui. La presenza dei cristiani nel mondo di oggi non è una presenza invasiva, ma una realtà che rende visibile la vita delle beatitudini.

E’ importante notare che Gesù usa il plurale Voi piuttosto che il singolare Tu. Questo ci fa ricordare che la testimonianza che dobbiamo rendere davanti al mondo di oggi non è una testimonianza singolare, ma comunitaria. I cristiani come una comunità fedele al suo Maestro è chiamato ad essere sale e luce nel mondo di oggi. Il sale del nostro essere discepoli sarà l’amore di Cristo e la nostra luce sarà la luce dello Spirito Santo che illumina la nostra vita e ci rende capaci di illuminare la vita degli altri.

Chiediamo che il Padre ci assista sempre con la sua grazia ed invochiamo la luce dello Spirito su ciascuno di noi.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

IV° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Beati, Beati, Beati. Un grido di gioia di Gesù che sembra non conoscere confini e siamo contenti ad ascoltarlo. Ma chi sono questi beati? I poveri, gli afflitti, i miti, i misericordiosi, quelli che hanno fame e sete della giustizia? Signore, non scherziamo! Ma come fanno ad essere beati queste persone, non hanno nulla e non sono nulla, né potere, né soldi né null’altro. Potrebbe trattarsi di un’esclamazione molto affrettata? Hai valutato bene le parole? Eppure sei tu che parli, la Parola di Dio fatta carne, come puoi sbagliare? E allora mi metto in ascolto e chiedo che il tuo Spirito mi assista.

Sale sul monte, Gesù. Per la cultura semitica, il monte è luogo d’incontro con Dio: pensate all’esperienza di Mosè, del profeta Elia! Sul monte approfondiscono il loro rapporto con Dio. Gesù lascia la pianura e questo ci dice che sta per succedere qualcosa di importante. Lascia la normalità per dirci di prestare attenzione a quanto dirà. Sale sul monte come Mosè che ha avuto da Dio la legge. Sarà Gesù che compie in sé tutte le leggi e i profeti.

I discepoli si avvicinano a Gesù e sono attorno a lui, ma c’è anche la folla che lo ascolta e questa folla che vediamo all’inizio del discorso della montagna al capitolo 5 concluderà con il loro stupore tutto il discorso alla fine del capitolo 7. Lo ascoltano con stupore proprio perché insegnava come uno che ha autorità. Gesù inizia il suo discorso e tutti attenti ad ascoltarlo.

Le parole di Gesù non sono legge, ma Vangelo cioè buona notizia ed è con questo stupore che dobbiamo ascoltare queste parole. Non solo, al centro del discorso delle beatitudini c’è la sua persona. Gesù è colui che ha vissuto in modo pieno le beatitudini e in lui crocifisso e risorto si compiono tutte. La prima parte di tutte le beatitudini, poveri, afflitti, operatori di pace, miti ecc. trovano il loro compimento in Gesù crocifisso e la seconda parte di tutte le beatitudini, di essi il regno di Dio, saranno consolati, saranno chiamati figli di Dio ecc. trovano il loro compimento in Gesù risorto.

Quindi, le beatitudini non sono delle leggi morali che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli, ma sono un invito ad accogliere la persona di Gesù Cristo nella nostra vita e misurare e confrontare la nostra vita con lui. Ecco allora le beatitudini non ci spaventano più, ma ci ricordano di vivere quotidianamente il nostro battesimo. Infatti le beatitudini sono considerate anche come una catechesi battesimale per il discepolo.

Come veri discepoli del Signore anche noi siamo chiamati a vivere le beatitudini nella nostra vita senza paura e con entusiasmo. Saranno sempre un punto interrogativo sul nostro cammino, continueranno a scandalizzarci perché fanno violenza al nostro modo di agire e di pensare, ma va bene perché non siamo noi al centro, ma Gesù. Quando la strada si fa dura abbiamo il Cristo, crocifisso e risorto a cui guardare ed essere consolati ed incoraggiati.

Chiediamo che ci aiuti la grazia del Padre e la luce dello Spirito ci guidi.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

III° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

luce_cristoGesù inizia la sua predicazione e il tema è quello della conversione: Convertitevi e credete nel Vangelo. Qual è l’Evangelo, la Buona Notizia a cui un discepolo è chiamato a credere? E’ la presenza del Regno dei Cieli. La buona notizia per chi si avvicina a Gesù è che Lui è presente nella vita degli uomini più di quanto essi stessi possano immaginare o pensare.

La predicazione di Gesù inizia quando egli viene a conoscenza della carcerazione di Giovanni il Battista: non c’è una predicazione in contemporanea, né in concorrenza, ma in continuità. Infatti anche la predicazione di Giovanni era iniziata con un invito alla conversione. Ma la predicazione di Gesù è ovviamente diversa. Non dice che il regno dei Cieli è vicino nel senso che si è avvicinato un po’ di più di prima, ma nel senso che ormai è presente, è in mezzo a chi lo ascolta e lo accoglie, il tempo è compiuto.

Questo grande annuncio del regno avviene in un luogo particolare: Terra di Zabulon e Neftali, Galilea delle genti. Erano quelle terre che avevano subito la deportazione e l’esilio nel 732 a.C. e che non avevano un minimo di speranza nella loro vita. Era un luogo dove viveva una popolazione ibrida: gente da ogni dove perché era un luogo di periferia. Mentre i giudei si sarebbero aspettati la manifestazione del Messia nella città santa, Egli si manifesta in questo luogo abitato anche dai pagani. Le vie del Signore sono infinite, ma veramente confonde coloro che credono di avere Dio dalla loro parte e come loro alleato.

Il popolo che barcollava nelle tenebre è un simbolo di ciascuno di noi che ci troviamo nelle tenebre dell’errore e del peccato. Ma soprattutto per queste persone sorge la Luce che illumina tutti i popoli. Non bisogna vergognarsi di fronte a questa luce, sarebbe tragico cercare di nascondersi nelle tenebre mentre il Signore vuole illuminare la nostra vita. Se riconosciamo il movimento da parte di Dio verso l’uomo, bisogna anche cercare di fare da parte nostra un movimento verso Dio.

Questo movimento lo fanno i primi discepoli chiamati da Gesù per seguirlo: lo seguono prontamente lasciando le reti e, nel caso dei figli di Zebedeo, anche il padre. Sorprende il fatto che questi discepoli l’abbiano seguito così. Erano sicuramente attratti da questo Rabbì così particolare, tanto che non potevano resistere a tanto fascino.

Anche la chiamata di questi pescatori non è un caso: i pescatori sono coloro che vanno a pescare durante la notte e all’arrivo del sole rientrano alla riva con la loro pesca. Li chiama e li invita a diventare pescatori di uomini. Il movimento fondamentale è proprio dalle tenebre della loro vita alla luce del Cristo che li vuole con sé. La vita del discepolo è questo continuo movimento verso il Maestro. La conversione che Gesù richiede per accoglierlo nelle propria vita significa proprio questo: non fermarsi mai, non accontentarsi mai dei progressi fatti o disperarsi per gli insuccessi del cammino.

La vita del discepolo è una vita di continua conversione, una vita dinamica, una vita che cerca di accogliere sempre di più la luce del Cristo. Accogliamo Gesù che ci invita a seguirlo e chiediamo a lui stesso le forze necessarie per accoglierlo e testimoniarlo davanti al mondo di oggi.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

II° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Agnello di DioQuesta domenica ci presenta un brano del vangelo di Giovanni, prima di seguire passo dopo passo il vangelo di Matteo che ci accompagnerà nel cammino domenicale di questo anno A. Oggi abbiamo ancora la figura del Battista che compie la sua missione di indicare Gesù presente al mondo.

Giovanni dice: Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo. Nella letteratura giovannea la figura dell’Agnello ha un valore molto importante. Sia il Vangelo sia, soprattutto, l’Apocalisse ci parla dell’agnello. Gesù è presentato come l’agnello senza macchia che viene sacrificato per la salvezza di tutti e davanti a lui tutte le genti vengono ad adorarlo. E’ lui che è vittorioso sul peccato e sulla morte e che guida i suoi discepoli alla vittoria.

Due sono le immagini di Agnello che potevano venire alla mente di chi ascoltava Giovanni il Battista: l’immagine del servo di Jahvè di cui parla il libro del profeta Isaia che appare “come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori” (Is 53,7) e l’agnello del sacrificio pasquale. Il primo è esempio di mitezza e umiltà e il secondo è l’immagine della liberazione.

Gli ebrei, nel celebrare la pasqua, ricordavano il sacrificio dell’agnello il cui sangue veniva messo sugli stipiti della porta della loro casa e l’angelo del Signore passava oltre vedendo questo segno di salvezza. Nel tempio di Gerusalemme, tutti i giorni veniva sacrificato un agnello per l’espiazione dei peccati del popolo. Stando alla narrazione di Giovanni, Gesù viene crocifisso proprio nell’ora in cui veniva sacrificato l’agnello pasquale nel tempio. Tutto ci fa pensare che Giovanni voglia mettere in chiaro che Gesù è l’agnello della nuova alleanza che con il suo sacrificio porta la salvezza e tutti quelli che l’accolgono vengono redenti dal suo sangue.

Ecco allora, la nuova dimensione della realtà del discepolo del Signore. Vanno bene i riferimenti dell’Antico Testamento, ma con Gesù tutto si rinnova radicalmente. Mentre il sangue dell’agnello pasquale per gli ebrei era il segno della liberazione dall’Egitto, il sangue di Gesù è segno della redenzione dal peccato e dalla morte. Accogliere questo agnello significa aderire ai suoi insegnamenti ed essere segno di salvezza per gli altri.

Qui diventa importante anche la testimonianza di Giovanni. Dice per ben due volte nella pagina del Vangelo di oggi: Io non lo conoscevo. E da dove arriva la conoscenza di Gesù? Dall’ascolto della voce di Dio. Ecco perché dice: colui che mi ha inviato… mi disse. Quindi anche nella nostra conoscenza di Dio prima di tutto c’è e ci deve essere un ascolto e solo coloro che sono capaci di ascoltare possono conoscere Dio e rendergli testimonianza.

Noi abbiamo ricevuto la missione di testimoniare Dio nel mondo di oggi attraverso il nostro battesimo. Ma come ci comportiamo di fronte alla voce di Dio che ci parla? Siamo attenti e pronti a ricevere questa parola che ci viene donata quotidianamente oppure nelle nostre distrazioni questa parola trova un terreno freddo e sterile? Facciamoci venire qualche inquietudine nel nostro cammino di fede e chiediamoci ogni tanto se stiamo andando avanti solo per abitudine oppure questo Agnello immolato per noi riesce a suscitare gioia ed entusiasmo nel cuore.

Siamo stati salvati a caro prezzo e non a buon prezzo. Se il Signore ci tiene tanto a noi fino a versare il suo sangue per noi, dovremo almeno provare ad essere riconoscenti di questo sacrificio. Chiediamo che il Padre ci illumini con la luce del Suo Spirito e ci sostenga sempre con la sua misericordia.

Buona domenica a tutti!!!

P. Sabu

BATTESIMO DEL SIGNORE

battesimo-di-gesuCon la festa del battesimo del Signore si conclude il tempo di Natale che ci ha fatto vivere molti momenti che hanno riempito il nostro cuore di gioia e pace e ci ha invitati ad essere messaggeri di pace per il mondo di oggi sotto il materno manto di Maria, nostra madre. Oggi, la parola di Dio ci invita ad essere coscienti del nostro battesimo e di vivere in maniera degna del battesimo ricevuto.

Il Battista predicava un battesimo di conversione e sulle rive del Giordano battezzava tutti coloro che venivano da lui pentiti dei loro peccati. Ovviamente Gesù non aveva bisogno del pentimento né della conversione e infatti in un primo momento il Battista rifiuta Gesù dicendo: sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me? Sono parole che riconoscono la grandezza di colui che gli sta davanti, colui che è venuto a togliere il peccato del mondo e a portare la salvezza per tutta l’umanità. Di fronte alla determinazione di Gesù, conviene che adempiamo ogni giustizia, il Battista lo lascia fare e lo battezza.

Con il suo battesimo, Gesù santifica il Giordano dove vengono battezzati in tanti e la sua presenza diventa una testimonianza per Giovanni. Diventa un’occasione per Dio Padre per manifestare la sua compiacenza nel Figlio e la discesa dello Spirito sotto forma di una colomba diventa un sostegno per la vita pubblica di Gesù.

Proprio questo fatto ci deve illuminare: all’inizio della vita pubblica di Gesù c’è il suo battesimo. E all’inizio della nostra “vita pubblica”, c’è anche il nostro battesimo. Per noi la vita pubblica è il nostro cammino di fede e la testimonianza che siamo chiamati a dare di fronte al mondo di oggi. Quando siamo stati battezzati, si sono aperti i cieli e il Padre ha detto di ciascuno di noi: “questo è il figlio mio, l’amato”. Pensate come sarebbe  bello ritornare a rivivere il nostro battesimo per renderci conto di questo amore che Dio ha messo nei nostri cuori e la predilezione che ha avuto per ciascuno di noi. E’ vero che magari abbiamo avuto difficoltà a vivere sempre all’altezza di quella dignità, ma il Padre continua a ripetere queste parole ancor oggi di ciascuno di noi.

Il momento della festa del battesimo di Gesù, quindi, è un momento per vivere le promesse battesimali di ciascuno di noi. E’ un momento che ci invita a renderci sempre più coscienti e consapevoli della dignità che il Padre ci ha trasmesso attraverso il nostro battesimo. La veste bianca che abbiamo ricevuto non è forse più candida come prima, magari ha delle macchie. La candelina accesa e portata vicino a noi forse non brilla più. Le unzioni che abbiamo ricevuto molto probabilmente hanno perso lo smalto. Ma non importa: il nostro Padre non vuole figli che non sbagliano mai. Vuole che i suoi figli siano con lui e quando si sbagliano, riconoscendo i loro errori, facciano sempre ritorno a casa sua.

Chiediamo che il Padre celeste ci doni la forza di testimoniare questo grande amore per noi tutti i giorni della nostra vita. Ci faccia capire la dignità cristiana ricevuta nel battesimo e ci doni il Suo Spirito per vivere sempre all’altezza di questa dignità.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

1° GENNAIO SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO

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Maria con bambino – Chiesa di San Bernardo Abate (Donoratico)

Siamo all’inizio di un nuovo anno e facciamo nostro l’augurio che viene dalla prima lettura di oggi: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Dovrebbe essere una preghiera continua perché il Signore faccia splendere il suo volto su di noi e che possiamo vivere nella pace.
La Chiesa ci presenta, all’inizio di un nuovo anno, la figura di una madre e ci invita ad affidare a lei tutta la nostra vita, il cammino della nostra fede perché possiamo sentirci protetti dal suo aiuto e custoditi dal suo amore. Affidiamo quindi la nostra vita nelle mani di Maria chiedendo che ci custodisca sotto il suo materno manto.

Affidare la nostra vita a questa madre non è un favore che facciamo a Maria, ma è un atto che riempie di fiducia e amore il nostro cuore perché sappiamo quale ruolo ha svolto Maria nella storia della salvezza. Riconosciamo in lei colei che si è affidata alla grazia di Dio ed è stata capace di attendere in preghiera, insieme con i discepoli, la discesa dello Spirito Santo e ha sostenuto il cammino degli apostoli con la sua presenza fino a quel momento. Ecco perché anche nel nostro procedere quotidiano della vita, affidarci a Maria, diventa la via sicura per arrivare alla luce dello Spirito.
La pagina del Vangelo di oggi ci presenta Maria in un atteggiamento importante: custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. E’ l’atteggiamento che ogni discepolo deve avere nel suo cammino di fede.

Gli avvenimenti della nostra vita non avvengono per caso, ma sono frutti di un disegno di amore che Dio ha per tutti noi. E anche quando qualche volta noi facciamo fatica a comprenderne il significato, questo progetto si sta delineando in noi con la provvidenza del Padre. La necessità di custodire nel cuore e meditare la Parola di Dio e gli avvenimenti della vita deriva proprio da questo fatto. Un cuore distratto e immerso in mille preoccupazioni rischia di non accorgersi dell’evoluzione di questo progetto di Dio nella propria vita.

Ecco dove la Madre di Dio diventa un punto di riferimento importante per noi. Non era una persona distratta, una che aveva la mente  sulle nuvole, non si perdeva nelle preoccupazioni della vita, ma si affidava al Signore e nella sua meditazione chiedeva a Dio di avere la forza di compiere sempre la Sua volontà. E’ l’esempio per tutti i discepoli di tutti i tempi perché il discepolo deve avere nel suo cuore l’insegnamento del Maestro e deve chiedere che il Signore gli riveli il Suo progetto d’amore e che gli dia la forza di compiere la Sua volontà nella propria vita.
Mettiamoci anche noi alla scuola di Maria. Chiediamo la sua intercessione perché come lei anche noi possiamo custodire e meditare nel cuore il progetto di Dio per noi. Che il Signore ci ispiri buoni e santi propositi in questo nuovo anno e ci protegga sotto il manto materno di Maria.

Un caro augurio di buon anno a tutti voi e che il Signore vi benedica sempre.

P. Sabu

NATALE DEL SIGNORE

il_verbo_si_e_fatto_carneUn giorno di luce in cui esplode la gioia della presenza del Signore e a tutto il mondo viene donata la pace: questo è il Natale del nostro Signore che celebriamo oggi. Mentre tutto il mondo è nel buio sorge la luce di Dio e sarà lui la luce che toglierà le tenebre dal cuore degli uomini.

La nascita di un bambino porta un clima di festa nella famiglia e tutti quelli che ricevono la notizia gioiscono insieme con quella famiglia e si congratulano con loro per il dono della vita ricevuto da Dio. Dovremo entrare in questo clima anche quando arriva il Natale. Il dono più grande che Dio Padre fa all’umanità è il Suo Figlio, mandato per portare la salvezza all’umanità intera. Di fronte a questo dono rimaniamo stupiti e ringraziamo il Padre e accogliamo il suo dono con un cuore gioioso ed entusiasta. Il sorriso del bambino riempie il cuore di coloro che lo vedono e oggi Gesù bambino sorride a ciascuno di noi e ci invita a condividere questo sorriso con gli altri.

Dio si fa piccolo per avvicinarsi all’uomo ed essere accolto da lui, si fa vicino all’uomo ed entra nella sua storia per trasformarla con la sua grazia. I pastori che vanno ad adorare il Salvatore sono rappresentanti di ciascuno di noi. Pensate, se Gesù fosse nato in un palazzo, avrebbero avuto paura per andarlo a trovare e invece, davanti ad una mangiatoia non c’è posto per paura o vergogna e casomai si fa lui bisognoso. Bisogna andare da lui consapevoli che con la sua grazia ci aiuterà. Il calore che possiamo offrirgli è il nostro amore e il dono più grande il nostro cuore.

Il prologo di Giovanni ci ricorda il mistero dell’incarnazione e ci dice che questa luce che viene nel mondo tra i suoi, non trova accoglienza. Ma a coloro che lo accolgono offre il potere di diventare figli di Dio. La nostra chiamata è questa: accogliere Gesù e diventare veramente figli di Dio in Lui. Con la vita di ogni giorno dobbiamo testimoniare la presenza di Gesù con noi. Il vero Natale è quando Dio trova posto in noi e riesce a contagiarci con il Suo amore. E’ vero Natale quando abbiamo occhi per il nostro prossimo e non soltanto per noi stessi. Per vivere bene il Natale bisogna sapersi mettere in discussione nel nostro cammino di vita quotidiana.

La pace che gli angeli annunciano non è una scatola chiusa da scartare, è un cammino che ognuno di noi è chiamato a fare nella propria vita. Allora accogliamo questo dono e chiediamo che il Dio-Bambino ci riempia del suo amore, della gioia che viene dalla sua presenza. Il Natale non ci trovi freddi di fronte al bisognoso, ci doni la tenerezza di Dio e ci renda sempre capaci di testimoniare la luce di Cristo nel mondo di oggi.

Buon Natale a tutti!

P. Sabu

IV° DOMENICA DI AVVENTO

sogno-di-giuseppeSiamo alla quarta domenica di Avvento e viene chiamata la domenica di San Giuseppe. Infatti abbiamo questo grande santo come protagonista nella pagina del Vangelo di oggi. Qualcuno chiama questo episodio del Vangelo di Matteo “Annunciazione a Giuseppe”, in parallelo all’annunciazione a Maria riportata da Luca, per sottolineare l’importanza della rivelazione del progetto di Dio a Giuseppe.
Giuseppe ha un ruolo molto importante nella storia della salvezza dopo Maria perché è stato colui che ha fatto da padre legale per Dio che si è incarnato. La genealogia di Gesù che precede il brano che abbiamo letto oggi, manifesta come la discendenza di Davide si realizza per Gesù attraverso San Giuseppe. Anche le profezie sul germoglio di Iesse che spunterà per portare la salvezza all’umanità si avverano così.
Comunque, far parte di questo grande progetto di salvezza per gli uomini, non è stato compito facile per Giuseppe come per il resto a Maria. Lui aveva un progetto suo per la propria vita. Con sua moglie (gli ebrei consideravano moglie a tutti gli effetti la ragazza che ha fatto il contratto matrimoniale con un uomo senza che i due abbiano iniziato la coabitazione) voleva costruirsi una famiglia, ma l’intervento di Dio cambia radicalmente questi sogni.
L’amore per la sua sposa non gli permette di ripudiarla pubblicamente perché in questo modo l’avrebbe esposta alla pena della lapidazione come adultera. Ecco allora il piano di ripudiarla nel segreto essendo lui un uomo giusto che rispettava la legge. Ma quando Dio rivela il suo piano e lo rassicura, Giuseppe mette da parte i suoi sogni e decide di far parte di un sogno più grande, quello di Dio per salvare tutta l’umanità per mezzo del Suo Figlio.
Giuseppe è un sognatore, come lo era il patriarca Giuseppe. Ma è un sognatore che sogna con Dio e fa di tutto perché il sogno di Dio si realizzi nella sua vita. Dio dice di non temere e lui, svegliatosi dal sonno, fa ciò che gli aveva detto Dio. Diventa un modello di vita per ciascuno di noi: sia per la sua laboriosità perché così ha mantenuto la sua famiglia composta da Gesù e Maria, ma anche per il suo amore verso Maria, che lo spinge ad accoglierla in casa sua ed a mettersi al servizio del progetto di Dio lasciando da parte i propri progetti.
Impariamo a sognare anche noi con i sogni di Dio. E’ nel segreto dell’anima che Dio rivela il suo desiderio a ciascuno di noi. Bisogna aver fiducia in Lui. Accogliere il sogno di Dio non significa non avere delle difficoltà nel cammino della vita e della fede. Piuttosto ci insegna a vedere le cose con gli occhi di Dio e cambiare sostanzialmente le prospettive e gli atteggiamenti.
Oggi san Giuseppe ci invita ad anteporre l’amore di Dio e del prossimo e lasciarci contagiare da questo flusso di amore che ci riempirà di gioia se saremo capaci ad accoglierlo. Il Natale che stiamo per celebrare deve essere l’esplosione della gioia di Dio nel nostro cuore e nel cuore delle nostre famiglie. In questi giorni che ci separano dal Natale il Signore renda il nostro cuore gioioso e l’intercessione di San Giuseppe ci aiuti ad accettare serenamente il disegno di amore che Dio ha per noi.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

III° DOMENICA DI AVVENTO

andate-e-riferiteSei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”, una domanda sconcertante che Giovanni Battista fa recapitare a Gesù tramite i suoi discepoli. Com’è possibile? Giovanni è stato colui che
aveva battezzato Gesù sul Giordano e in quel momento c’era la voce del Padre che diceva: “Questo è il mio figlio prediletto”. Aveva visto lo spirito del Padre scendere sul Figlio come una colomba. Come fa uno come lui ad avere dubbi sulla persona di Cristo?

Forse questa domanda non è tanto per il Battista, ma per ciascuno di noi. Chi di noi può dire di non aver mai avuto dei dubbi nel suo cammino di fede? Chi può essere così sicuro da dire di non aver mai tolto il suo sguardo dall’unico maestro che è Gesù? Ognuno di noi sa quale cammino fa nella propria vita e alle volte con quanta fatica porta avanti questo cammino.

Giovanni aveva predicato, come del resto tutti i profeti dell’Antico Testamento, che il tempo del Messia sarà un tempo terribile e sarà un tempo di giustizia dove a trionfare sarà la gloria del Signore e tutti i peccatori subiranno una sorte terribile. Il volto di Dio che Gesù è venuto a portare nel mondo è un volto misericordioso e proprio questa pedagogia di Gesù non andava d’accordo con le aspettative messianiche della gran maggioranza della gente di allora. In qualche modo anche Giovanni rappresenta queste categorie di persone e rappresenta ciascuno di noi soprattutto quando noi ci troviamo nei momenti di dubbio e di confusione nel nostro cammino di fede.

C’è un’altra corrente di pensiero che parla di come Giovanni Battista abbia mandato i suoi discepoli verso Gesù perché potessero scoprire in prima persona questo grande Maestro e seguirlo nella loro vita. Quindi non un dubbio, ma un completamento della sua missione che motiva Giovanni a mandare i suoi discepoli a Gesù.

Alla domanda diretta, Gesù non dà una risposta diretta, ma offre una risposta più efficace. Non fa parlare le parole, ma i fatti. Infatti, ciò che dice ai discepoli di Giovanni è: “Andate e riferite“. Bisogna pensare che questo imperativo al plurale ha il significato di rendere testimonianza. Al tempo di Gesù si riteneva valida solo la testimonianza portata avanti da due persone e non da una persona sola. Pensate anche all’episodio dove  Gesù manda a due a due i settantadue discepoli avanti a lui.

Parlano i fatti: i ciechi vedono, i sordi ascoltano, i morti sono risuscitati e ai poveri è annunciata la buona notizia. Sono tutti segni messianici che i profeti avevano annunciato e che si compiono in Gesù. Con un’eloquenza disarmante questi segni dovevano dire a Giovanni che ormai il tempo d’attesa è finita perché lui, il Messia, è presente nel mondo.

Il mondo in cui viviamo oggi ci mette davanti agli occhi quasi esclusivamente le cose che non vanno e ci sembra sia impossibile avere un briciolo di speranza per andare avanti sereni. Bisogna avere più fiducia nel Signore, bisogna cercare di imparare sempre di più e sempre di meglio da lui. Testimoniamo insieme con i nostri fratelli la gioia del Signore che viene a visitarci. Man mano che si avvicina questo giorno la nostra gioia cresce. Ringraziamo il Signore e chiediamo che lo Spirito del Padre ci illumini il cammino.

Buon cammino di Avvento a tutti!

P. Sabu

II° DOMENICA DI AVVENTO

battistaUno dei personaggi che ci accompagnano nel nostro cammino verso il Natale del Signore è Giovanni  Battista. Questa domenica e la prossima saremo in compagnia di lui per prepararci ancora meglio alla venuta del Figlio di Dio.
Giovanni predica nel deserto: sembra un’affermazione con un senso quasi negativo perché per noi oggi predicare nel deserto significherebbe dire qualcosa senza avere qualcuno che ci ascolti. Per la cultura biblica, invece, il deserto è un luogo dove, lontano dal rumore del mondo, si ascolta la voce di Dio. Quindi la predicazione che Giovanni fa nel deserto è un invito per tutti ad uscire dalle proprie sicurezze ed arrivare in un luogo separato per ascoltare la parola di Dio.
Il personaggio attrae, infatti arrivano da lui un po’ da ogni parte. Il messaggio da ascoltare con attenzione nel deserto è il tema della conversione. E’ il tema che ricorre molto spesso in questo tempo di Avvento perché la conversione è la condizione per ritornarci al Padre e al prossimo. Questo ritorno al Padre è necessario perché il Regno dei cieli è vicino. Gesù nella sua predicazione dirà che il Regno dei cieli è in mezzo a voi. Questo vuol dire che con il suo arrivo l’adesione alla sua persona è ciò farà la differenza. La nostra conversione non è verso una dottrina per quanto bella possa essere ma verso una persona, la persona del Cristo.
Da Giovanni arrivano un po’ tutti e non risparmia nessuno: chiama addirittura Razza di vipere i farisei e gli sadducei. La vipera, nel mondo biblico è simbolo della ostinazione nel male e quindi l’invito di Giovanni è per una conversione radicale della vita. Lo stile della sua predicazione è quella propria dei profeti, un linguaggio duro che incute timore. Ma ciò che conta è questo invito a tornare dal Padre lasciandoci dietro le nostre strade.
Giovanni non solo predica la conversione, ma rivela con umiltà e semplicità anche la sua missione. Colui che viene dietro a lui è più grande di lui e non si ritiene degno di fargli neanche un servizio da schiavo: portargli i sandali. Continua ad esortare i discepoli di ogni tempo a mettere al primo posto Dio e non loro stessi. Perché come Giovanni, anche noi, siamo chiamati ad indicare agli altri la presenza di Dio.
Avremo modo di stare ancora alla scuola di Giovanni, ma già questa domenica lui ci indica la direzione da prendere in questo cammino di Avvento: bisogna preparare le vie al Signore che viene. Il nostro cuore è il luogo privilegiato dove Dio vuol nascere e il tempo di Avvento ci da l’occasione buona per prepararlo.
Chiediamo oggi l’intercessione del Battista perché possiamo essere capaci di accogliere il messaggio di salvezza che Dio ci porta continuamente e diventare sempre più e sempre meglio testimoni del suo amore in questo mondo.
Buona continuazione di questo cammino di Avvento a tutti!

P. Sabu