V° DOMENICA DI QUARESIMA

resurrection_de_lazarreL’Evangelista Giovanni chiama i miracoli segni e ci invita a riflettere sul profondo significato di questi segni e colui che ne è l’autore. Inevitabilmente la nostra attenzione e riflessione devono cadere sulla persona di Gesù Cristo che deve diventare il punto di riferimento per il nostro cammino. La risurrezione di Lazzaro è l’ultimo di questi segni che Gesù compie prima di affrontare la sua passione e crocifissione.

Forse non bisognerebbe parlare della risurrezione di Lazzaro ma di rianimazione dato che dovrà morire di nuovo. Chi risorge invece vive per sempre e chissà se quel ritornare alla vita sia stato un bene per Lazzaro che è dovuto morire due volte. Evidentemente l’attenzione non è sul fatto della risurrezione di Lazzaro, ma su colui che è risurrezione e vita. Lazzaro casomai diventa appunto un segno che indirizza la nostra attenzione su colui che ci può dare la vita eterna. Il segno comunque è molto bello perché ci fa capire ancora una volta la tenerezza di Dio per gli uomini e la pazienza e delicatezza con cui Dio entra nella storia di ciascuno di noi.

Gesù aspetta prima di andare da Lazzaro e le sue sorelle e dice ai suoi discepoli che l’incontro con Lazzaro sarà per la gloria di Dio. Prende un rimprovero da Marta, ripetuto poi da Maria: Signore se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto. Quante volte anche nel nostro vivere quotidiano questo grido: fossi stato qui. Perché aspetti Signore, perché non intervieni, perché non dai la soluzione subito? Domande che cercano di dettare i tempi a Dio e che non vogliono tener conto del tempo di Dio. Un grido molto familiare perché fa parte di ciascuno di noi. Un grido che in qualche modo denuncia la nostra incapacità di aver fiducia in Dio.

Ecco allora la domanda di Dio per noi: CREDI? Mette a nudo tutta la nostra fragilità, tutta la fatica nel cammino quotidiano, tutte le soluzioni umane che cerchiamo mettendo da parte Dio. Continua a domandarci se gli crediamo seriamente oppure il nostro avvicinarsi a Dio è solo per un tornaconto. In che cosa o meglio in chi bisogna credere? Bisogna credere in colui che è la Vita.

Marta crede di saperne abbastanza quando dice che il suo fratello risorgerà nell’ultimo giorno. Ma Gesù vuole aprire il suo cuore e farle capire che colui che crede in Lui è già risorto, vive la vita nuova in Dio e non morirà più. Siamo chiamati a questa vita, una vita che è partecipazione alla Vita. Passo dopo passo fa arrivare Marta alla grande professione di fede in Lui.

Ma questa bella notizia deve essere portata agli altri. Quel “il maestro ti chiama” che Marta rivolge alla sorella è la missione di tutti noi. Anche noi siamo chiamati a portare verso Gesù quelli attorno a noi. La gioia dell’incontro col Signore non è da tenere per sé, ma da condividere con gli altri.

Dovremo tener presente un’altra cosa. Sia Marta che Maria incontrano Gesù fuori dalla loro casa. Le sorelle stavano piangendo il loro fratello morto, ma bisogna uscire dalla casa del lutto per incontrarsi con il Signore. Che casa abbiamo noi o meglio, che casa siamo? Siamo una casa di lutto e continuiamo a piangere oppure abbiamo la forza di abbandonare questa casa di lutto ed andare incontro al Signore? Il nostro cuore è una casa di lutto? Dovunque siamo facciamo diventare quell’ambiente una casa di lutto oppure traspare dai nostri atteggiamenti la gioia dell’incontro con Dio che ha cambiato la nostra vita?

Dio, con la sua misericordia, ci fa risorgere dai nostri peccati. Non siamo chiamati a rimanere nelle tombe, ma a venirne fuori. Siamo forse anche noi bendati da tante debolezze e peccati della nostra vita. Niente paura, la bontà di Dio supera tutte le nostre mancanze. Usciamo dalle nostre case di lutto e andiamo incontro al Signore. Chiediamo che il Signore ci illumini sempre con la luce del Suo Spirito.

Buona domenica a tutti!
P. Sabu