XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

cristo-reSiamo all’ultima domenica di questo anno liturgico e la Chiesa celebra la festa di Gesù Cristo, Re dell’universo. Una festa che ci invita a riflettere sulla nostra adesione a Cristo e sulla nostra fede in lui.

Quando si celebra un re ci si aspetterebbe qualcosa che si addice ad un re: un trono d’oro, uno scettro di diamanti, una corona di gemme preziose e vestiti lussuosi. Ma il nostro re ha come trono la croce, come corona una corona di spine, è nudo e come scettro ha solo dei chiodi a cui è appeso. Anche lui aveva attorno a sé dei soldati, ma non facevano ciò che voleva lui e addirittura lo schernivano. Possibile che sia lui il nostro re? Non è che abbiamo sbagliato nel seguirlo?

Oggi come allora non sono pochi coloro che fanno difficoltà ad accettare questo re crocifisso e rimane un grande scandalo di fronte ai modi di pensare e a degli atteggiamenti dell’uomo. Sarebbe stato più facile accettare un re glorioso, un re potente, un re che mette in riga i suoi sudditi e incute paura: un re sulla croce è più difficile da accettare e seguire.

Ai piedi della croce ci sono: il popolo, i capi e i soldati. Accanto a Gesù ci sono i due malfattori. Le reazioni di queste persone sono tutte da considerare bene. Il popolo resta ad osservare che cosa succede. Forse aspettavano qualcosa di più e di diverso: avevano sentito parlare di Gesù e molti avranno anche visto i miracoli compiuti da lui. Un Maestro così non poteva finire sulla croce, l’epilogo della sua vita non può essere questo. Ecco lo sguardo stupito della gente.

Ci sono i capi che invece deridono Gesù e lo fanno per due motivi: è il Cristo di Dio ed è l’eletto. Se è l’eletto di Dio, poteva finire così e perché Dio non lo aiuta? Se Dio non l’aiuta vuol dire che tutto quello diceva era falso. Quindi cercano di mettere in ridicolo non solo la crocifissione di Gesù, ma anche tutto quello che aveva insegnato durante la vita.

I soldati lo deridono per la scritta che aveva sulla testa: il re dei giudei. Può un re finire così male? I soldati obbedivano solo a un re che sa comandare, non ad un re che muore sulla croce senza opporre resistenza. Il malfattore, crocifisso insieme con Gesù sulla croce, lo deride perché voleva essere liberato dalla croce e tornare alla sua vita di prima.

In tutta questa scena c’è solo il ladrone pentito che riconosce la potenza di colui che gli stava accanto: Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno. Infatti è l’unica provocazione che ottiene una risposta dal Crocifisso e che risposta! Oggi sarai con me nel paradiso.

Noi da che parte siamo? Accettiamo colui che aveva insegnato ai suoi discepoli che lui era venuto per servire e non per essere servito e per dare la sua vita in riscatto per molti? Siamo capaci di imparare la lezione da colui che si china ai piedi dei suoi discepoli per lavarli dicendo che anche loro devono seguire il suo esempio?

Il re sulla croce continuerà a suscitare scandalo anche per noi, ma bisogna fare una scelta nella nostra vita. Se scegliamo Cristo e la sua strada, anche noi dobbiamo accettare la logica di dare la vita per riceverla. Accogliere questo Re significa amare senza condizioni ed essere pronti a perdonare perfino dalla croce. Sappiamo che la strada è lunga e allora rimbocchiamoci le maniche e chiediamo aiuto a lui stesso. Quando la strada si fa dura il Suo Spirito ci illuminerà e ci sosterrà.

Buon cammino e buona festa del nostro Re a tutti!

P. Sabu