V° DOMENICA DI PASQUA

L'ultima cena in un dipinto di Philippe de Champaigne (XVII secolo).La legge dell’amore come base del vivere cristiano personale e comunitario: possiamo sintetizzare così il messaggio della Parola di Dio di oggi. Nella prima lettura c’è l’esempio di Paolo e Barnaba che ritornando dalla loro missione riferiscono alla comunità tutto ciò che Dio aveva fatto per mezzo di loro: non tengono per sé stessi la gioia della predicazione. Il brano dell’Apocalisse ci mostra la Gerusalemme nuova che scende dal cielo, che è l’immagine della Chiesa, e viene annunciata come la tenda di Dio tra gli uomini. Nel brano del Vangelo Gesù dice ai suoi discepoli che devono avere l’amore gli uni per gli altri perché sarà il segno del loro essere discepoli del Maestro.
La vocazione di ogni cristiano è quella di testimoniare questo amore di Dio nel mondo perché diventi il segno visibile della presenza di Dio. Gesù dice ai suoi discepoli che offre loro un comandamento nuovo. Il fatto che rivolga queste parole durante l’ultima cena acquista una grande importanza. Sono gli ultimi momenti che il Maestro trascorre insieme con i suoi discepoli e queste parole diventano il testamento che lascia ai suoi un’eredità che devono condividere tra loro.
Ma la vera novità che Gesù porta non è il comandamento dell’amore in sé perché era già presente nell’Antico Testamento. Quel Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” è la novità assoluta. Coloro che si dicono cristiani non hanno alibi, hanno un solo esempio, quello del Maestro e il suo comandamento non è astratto, ma posizionato nelle realtà concrete della vita quotidiana e diventa un comandamento sempre nuovo. Non perde mai la novità perché le situazioni della vita umana cambia ogni giorno e il cristiano è chiamato ad incarnarsi in quelle situazioni per amare come ha amato il Cristo.
Ecco dove sta la vera difficoltà nostra nel vivere l’amore. Finché ne parliamo va bene, ma quando si tratta di tradurlo nella quotidianità diventa davvero difficile amare come Lui ha amato. Un amore incondizionato che non tenga conto della propria vita e si spende perché gli altri abbiano la vita in abbondanza, un amore che si china sui piedi del prossimo e si fa schiavo dell’altro è ciò che il Maestro ci ha fatto vedere con il suo esempio. E siamo chiamati a vivere questo amore non solo singolarmente, ma come comunità. Infatti ci dice: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.
La domanda da farci è allora come viviamo questo amore nella vita personale e comunitaria. Il cristiano non è una lampada nascosta sotto il moggio, ma messa sul candelabro perché tutti quelli che entrano abbiano la luce e possano vedere. Chiediamo che il Signore ci doni la grazia di testimoniare il suo amore nel mondo e vedendo la nostra testimonianza gli altri possano ringraziare il Signore ed avvicinarsi a Lui.
Buona Domenica a tutti!

P. Sabu