«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».
E’ il grido che risuona per le strade di Gerusalemme e quando alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli» Egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».
Sembra davvero un trionfo, quello di Gesù: questo ingresso sembra cancellare tutti i dubbi sulla sua persona. Sembra addirittura che perfino i suoi avversari siano convinti che fosse colui che avevano aspettato per secoli.
Sembra, perché come sfondo alle grida trionfanti di oggi c’è quel “Crocifiggilo, Crocifiggilo”, gridato a squarciagola e che porterà alla condanna l’Innocente.
L’ingresso trionfante di Gesù a Gerusalemme è l’inizio della Sua passione e la morte in croce. Nella lettura della passione di oggi il nostro sguardo deve rimanere sulla croce che trionfa. Il servo di Dio porta su di sé il peccato del mondo e sulla croce compie tutto ciò che il Padre chiede da lui. Si sottomette e la sua obbedienza diventa causa di salvezza per tutti noi.
Qual’è la nostra reazione davanti alla croce? Siamo portatori di croci come ornamenti e lontani dalla fatica della croce, come ci ricorda don Tonino Bello oppure riusciamo a far pendere la croce anche sulle decisioni della nostra vita? L’esempio di Gesù ci ricorda che siamo chiamati a trionfare anche noi. L’ultima parola non è la croce, ma risurrezione; l’ultima parola non è morte, ma vita, non tenebre, ma luce.
Facciamo trionfare in noi questo segno di salvezza. Pensate, è il primo segno che abbiamo ricevuto quando i nostri genitori ci hanno portato in chiesa per essere battezzati e sarà il segno che ci accompagnerà per tutto il percorso di fede. Quante volte ci siamo segnati anche distrattamente con questo segno! All’inizio di questa settimana santa, decisiva per il nostro cammino di fede, chiediamo che lo Spirito del Padre ci doni la forza per guardare alla croce come fonte di salvezza per tutti noi.
P. Sabu